Banche, i big si preparano alle nuove generazioni

Siamo alle soglie di un cambio epocale, nonchè di un cambio generazionale importante, a cui i maggiori istituti bancari italiani sembrano essere già pronti. Prima di tutto perché la trasformazione è stata difesa dai Sindacati, con le sigle del credito coese verso il cambio di passo, secondo perché a tal proposito sono stati istituiti strumenti di sostegno importanti, come il Fondo per l’occupazione e il Fondo per la solidarietà.

Il segretario generale, Lando Maria Sileoni, ha dichiarato durante il 126 consiglio nazionale che la strada è quella di governare il cambiamento, non di subirlo. La previsione, avallata da Il Sole 24 Ore, è che negli istituti bancari giungano ben 9mila nuove leve. Giovani bancari molto diversi dalle vecchie guardie, e soprattutto lontani dall’idea stereotipata classica del bancario. Si tratterà di risorse fresche e soprattutto formate negli ambiti del digital, dell’It, della cybersecurity oltre che finanziariamente solidi e pronti a un mondo economico meno statico di quello dei loro predecessori. Tale ondata di nuove entrata è coordinata dal Sindacato, a cui anche i giovani si iscrivono, poiché ha già dichiarato di battagliare per un cambiamento generazionale importante che svecchi e innovi il mondo del credito italiano.

Il connubio ha portato le big a prepararsi, ognuna a proprio modo. Intesa Sanpaolo mostrerà i suoi progetti per il nuovo piano d’impresa a inizio 2022. Con gli ultimi due accordi sindacali di settembre 2020 e ottobre 2021 sono in corso 9.200 uscite e 4.600 entrate. Unicredit invece, nel nuovo piano di Orcel, ha deciso di prendere in famiglia 3.000 nuove assunzioni, di cui 2.100 nette nel Digital&Data e 1.500 nel business. Nota a margine: il dato riguarda l’Europa, il rischio è che all’Italia rimangano poche risorse da acquisire. Bpm invece ha annunciato 1.600 usite su base volontaria, con assunzioni in ragione di una entrata ogni due uscite: insomma, un cambio generazionale morbido che entro il 2023 porterà all’entrata netta di 800 nuove leve. E ancora, Credit Agricole farà 1.000 uscite e contemporaneamente 500 nuove assunzioni e 200 stabilizzazini. Bper prevede invece 1700 uscite extra rispetto al piano già presentato nel 2019/2021 controbilanciando con 850 assunzioni. Infine Mps secondo l’ultimo piano industriale avrebbe dovuto perseguire 2.510 uscite anticipate e 300 assunzioni. Tuttavia la questione senese è ancora aperta dopo il mancato matrimonio con Unicredit. Stretta sorveglianza per la banca più antica d’Italia che quindi non ha margine per ora di prevedere troppo in là il proprio futuro, men che meno l’eventuale cambio generazionale.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!