Generali, maggioranza per Donnet. Si attende il piano industriale

Sono servite ben nove ore al cda di Generali per esaminare il piano strategico 2022-2024. Ma il risultato è stato quello di constatare la divisione interna. Magra consolazione, scrive La Repubblica, “un po’ meno di quanto è accaduto sui grandi temi da settembre, da quando cioè si è acuito lo scontro tra i soci legati a Mediobanca e quelli confluiti nel patto a tre Caltagirone, Del Vecchio, e Fondazione Crt“.

Un’approvazione di maggioranza era attesa, ma allo stesso modo si aspettava anche l’unico voto contrario al documento strategico esposto ieri dall’ad Philippe Donnet: ovvero quello di Francesco Gaetano Caltagirone. Romolo “Bardin, ad di Delfin – la holding di Del Vecchio -, e suo sodale nel cda di Generali, non ha votato in quanto non presente”. Un’assenza che non è passata inosservata e che anzi ha creato polemica, “motivata dal poco tempo avuto per valutare il documento strategico di Donnet, ricevuto solo lunedì, alla vigilia del consiglio”. Sabrina Pucci, consigliera Generali vicina alla Fondazione Crt, ha invece votato a favore del piano, e così Paolo Di Benedetto, consigliere indipendente ma già in passato schierato con i tre esponenti critici del Patto.

Il terzo piano triennale, varato dal dirigente ex Axa in sella dal 2016, sarà presentato in queste ore. “La proposizione del management, secondo le indiscrezioni filtrate negli ultimi giorni, sarà di aumentare la redditività e la remunerazione dei soci, con più investimenti nei servizi digitali e un’espansione più incisiva all’estero, mediante acquisizioni mirate, e focalizzate sul ramo Danni, dove Generali è più forte (Francia, Germania, Est Europa); mentre nelle emergenti Cina, India, Malesia, dove il Leone è già presente, ci sono parecchi margini in tutti i settori di attività”. Uno sguardo all’estero che dovrebbe portare Donnet a cercare acquisizioni nel risparmio gestito. Le acquisizioni, tra i punti più criticati dai soci che vorrebbero un cambio ai vertici di Generali, dovrebbero avere un budget triennale simile ai 4 miliardi stanziati nel 2019-2022, e lo stesso approccio negoziale diretto, che piace a Donnet più delle aste.

 

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