Mediolanum: niente fusioni, ma focus su consulenti e clienti

«Per investire c’è bisogno di fiducia e messaggi positivi, tutte cose che negli ultimi tempi stanno arrivando dall’Italia verso gli investitori esteri. Draghi al Governo, il Pnnr e le politiche meno rigoriste dell’Unione Europea hanno cambiato il clima per il risparmio». Con una intervista rilasciata al Corriere della Sera, Massimo Doris 55 anni e amministratore delegato di Banca Mediolanum dal 2008, fa il punto della situazione su diversi temi e argomenti.

Tra le prime parole troviamo quelle dedicate al padre, Ennio Doris, fondatore del gruppo e scomparso poco più di due mesi fa: «Mio padre ha creato “la regola dei tre sì” per gestire le novità del gruppo. Stabilisce che ogni soluzione che troviamo deve essere giusta per la banca, i clienti e i family banker. Sono cresciuto assorbendo questi principi, su cui ha permeato l’azienda, che attualmente gestisce oltre 100 miliardi e può contare su un’ottima squadra di collaboratori».

Nella chiacchierata con il Corriere, Doris parla anche del risparmio come vero alleato per spingere la crescita del Paese. «La liquidità esplosa in questi mesi di pandemia si può spiegare in un modo molto semplice: quando c’è preoccupazione si risparmia e con i vari lockdown si è aggiunto il fatto di non poter spendere, oltre ai tassi di interesse a zero».

Proprio su quest’ultimo argomento si è concentrato maggiormente l’Ad di Mediolanum. «I fondi comuni crescono, sono tornati gli investitori istituzionali dall’estero, e presto ricominceranno a farlo anche le persone. Anche se la Bce ha fatto capire che alzerà un po’ i tassi, l’inflazione non sarà transitoria».

Con lo spread tornato a quota 160 nelle ultime ore, ci si interroga sul clima generale. «In linea di massima c’è fiducia, e la volatilità è un altro aspetto centrale. Bisogna stare vicini ai clienti per evitare reazioni emotive dettate dai ribassi e dai rialzi. C’è bisogno di consulenza e cultura finanziaria. Ci sono dati che evidenziano come l’80% dei trader fai da te sia in perdita, mentre da noi è l’esatto opposto. Il 99% dei nostri clienti con fondi di investimento, negli ultimi 3 anni, ha guadagnato con una performance media annua dell’8%».

Anche sul risparmio, Doris ha le idee chiare. «Se ben indirizzato, è il grande alleato della crescita. Bene aver innalzato la soglia dei Per a 40mila euro, mentre negli investimenti personali esistono la volatilità, i tassi a zero, le oscillazioni e il fattore tempo, che è cruciale. Essere consapevoli è un altro fattore fondamentale».

L’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie e il rischio di perdere quella parte “umana” del lavoro. «Bisogna coniugare tecnologia e persone. E’ bene avere a disposizione dati, performance, analisi, tools sofisticati, ma è sempre la parte umana a fare le differenza. Il nostro slogan, “la banca costruita intorno a te”, è in realtà il racconto di quello che siamo».

Nella lunga intervista al Corriere, Doris parla anche della crescita delle Fintech. «Per le banche tradizionali le fusioni sono l’unica via obbligata. In questi anni il Roe è stato del 3-4%, e le piccole banche sopravviveranno solo se specializzate. Ora si va in filiale una volta all’anno, servirà tagliare i costi, le banche tradizionali si fondono per beneficiare di economia di scala».

Sulla possibilità di una fusione in vista per Mediolanum, Massimo Doris è chiaro: «Non abbiamo i problemi delle banche tradizionali, in quanto abbiamo redditività intorno al 15-18%. Potremmo unirci e sommare gli utili, eliminando costi e aumentando il dividendo, ma perderei la tranquillità di lavorare in un certo modo, che mi è data dall’essere azionista di riferimento. Sarei ostaggio degli investitori e delle visioni trimestrali, mentre il mio sguardo è a lungo termine» , spiega. «Inoltre, la relazione con i clienti fa capo ai banker, che se non condividessero la scelta andrebbero via portando i clienti. Per questo preferisco stare da solo e continuare ad investire su tecnologia e formazione, con al centro sempre le persone».

Il 2 febbraio Mediolanum ha compiuto 40 anni. Una intuizione di Ennio Doris, che ad un certo punto ha passato al figlio Massimo, oltre che al testimone dell’impresa, anche quello di un sistema di valori. «Parlando da figlio e da amministratore delegato, ho conosciuto pochissime persone che abbiano lavorato bene come lui. Io, così come la banca e i collaboratori, abbiamo assorbito totalmente i suoi valori, e sono molto sereno nel portala avanti».

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