Mps-Bastianini, tutte le ragioni della rottura

Divorzio in casa Monte dei Paschi di Siena. A Guido Bastianini, ex amministratore delegato della Banca, sono state infatti rimosse le deleghe da parte del Tesoro – socio al 64% – che l’ha sostituito con Luigi Lovaglio, ex numero uno del Creval.

Come si evince dalle pagine di Repubblica, le motivazioni ufficiali non sono ancora state rese note e tutto ciò ha portato numerose critiche, dai fronti politici – con il Movimento 5 Stelle in testa – ai vari sindacati bancari.

In via ufficiosa, però, pare che tutti e 13 i consiglieri Mps chiamati ad esprimersi dal Tesoro abbiano evidenziato 7 punti negativi e votato per silurare il banchiere, in sella da metà 2020. Bastianini è comunque rimasto in cda come consigliere, e pur non replicando alle accuse annuncia querele per difendere la sua reputazione a fronte di una cacciata ritenuta ingiusta.

Tra le principali accuse mosse a Bastianini ci sono “posizioni a volte ambigue tra un piano industriale stand alone e un piano al servizio di un’operazione strutturale, oltre ad un atteggiamento non proattivo nell’identificazione del percorso strutturale previsto dalle normative”, in quanto il piano industriale varato dall’ex ad nel 2020 aveva tratti autonomi, mentre il Tesoro puntava invano ad una aggregazione con Unicredit; “assenza di una chiara presa di posizione rispetto a proposte di delibera veicolate al cda dalle strutture facenti capo all’ad”; “complessa gestione delle figure manageriali”, tra cui il capo dell’ufficio legale Riccardo Quagliana; “disallineamento nell’esecuzione di alcune delibere consiliari” e “gestione dei rapporti con la stampa senza utilizzare le strutture preposte interne”.

Inoltre, “il fraintendimento creato dall’audizione parlamentare in commissione banche, la cui secretazione non è stata preventivamente autorizzata dal cda che non ha potuto licenziare il testo consegnato, né conoscere il testo dell’adunanza” e “la difficoltà di ottenere la proposta in merito ai piani di successione, più volte sollecitata dal presidente del comitato nomine, con ripetuti richiami scritti che hanno sortito effetto solo nell’adunanza del 31 gennaio 2022”.  Pochi giorni dopo la riunione in cui i vertici del Tesoro avevano chiesto a Bastianini si farsi da parte, senza che il cda ne sapesse ancora nulla.

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