Consulente stalker, la condanna confermata in appello

Dispetti e minacce per un contenzioso legato all’uso di uno spazio comune a due case. Per questo, la condanna allo stalker dei vicini di casa è stata confermata dalla corte d’appello: un anno la pena inflitta a Massimo Parronchi, 63 anni, consulente finanziario iscritto all’albo dal ’92 e con esperienza in importanti banche reti italiane. Un altro passo verso la definitività della pena di quello che, a Firenze e provincia, è stato il primo verdetto relativo a una “persecuzione condominiale”.

Come si legge dalle pagine del quotidiano La Nazione, i fatti a lui contestati risalgono al 2013 e si riferiscono a un’abitazione fuori dal capoluogo toscano, dove vivono più famiglie. In questo contesto una coppia di sposi, esasperata da anni di screzi – ben 5, visto che la prima condanna per atti di persecuzione a un anno senza sospensione condizionale, con obbligo di risarcire i vicini anticipando a ciascuno 3mila euro, è datata luglio 2018 – decise a suo tempo di denunciare il promoter, proprietario dell’appartamento contiguo. La querela fece aprire un procedimento penale sfociato nel processo. Secondo la ricostruzione, le frizioni tra l’imputato e la coppia sarebbero partite dall’uso di un cortile comune adibito a parcheggio.

L’area era in comproprietà con l’imputato, che ne avrebbe preteso la proprietà esclusiva. Dalle prime manifestazioni estemporanee d’insofferenza, Parronchi avrebbe poi iniziato a compiere atti di carattere continuativo e persecutorio, in una escalation di dispetti e ingiurie che con il tempo sono diventate vere e proprie minacce. All’insaputa dei vicini, il consulente finanziario avrebbe potato la loro siepe, cercato di colpirli con un sasso quando la coppia si trovava nel parcheggio, rendere impossibili le manovre posizionando la propria auto a ridosso di quella degli altri. Quando, stremati, gli sposi – assistiti dall’avvocato Francesco Bellucci – hanno sporto denuncia nei suoi confronti, il vicino oltre a proseguire nelle intimidazioni, avrebbe a sua svolta fatto querele e avviato un procedimento civile nei loro confronti, difeso dagli avvocati Sabrina Bolognini e Andreas Michael.

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