Per questo nel prossimo tiranni, stando anche ai piani industriali di Intesa, Unicredit, BancoBpm, e Bnl-Bnp Paribas, ne sono previsti circa altri 1643, che si sommeranno a quelli da presentare in estate per conto di Bper, Credit Agricole Italia, Mps e Deutsche Bank.
Una situazione che non riguarda solo le più grandi banche italiane ma tutto il sistema, per un riassetto e un ammodernamento ormai già ampiamente in corso.
Difficile stimare come si arriverà al 2024, con la previsione datata 2019 dell’agenzia di consulenza Oliver Wyman che prevedeva la chiusura di oltre 7mila sportelli bancari, nel nostro Paese, nel giro di cinque anni. Un processo accelerato anche dalla pandemia, che con i vari lockdown ha acuito le modalità digitali dei servizi bancari.
A livello industriale, il modello amni-canale digitale è destinato a prevalere su quello fisico: Intesa Sanpaolo ha varato la banca digitale Isybank per gestire 4 milioni di clienti “marginali”, mentre la spagnola Bbva ha deciso di sbarcare in Italia aprendo una banca fully digital, evitando così di investire nei nostri istituti tradizionali.
Una rivoluzione, quella delle banche digitali, che inevitabilmente porta ricadute anche nell’ambito occupazionale, fino ad ora attutite dagli accordi siglati tra banche e sindacati: a ogni due uscite, corrisponde l’assunzione di un giovane, e il ruolo di tanti sportellisti è stato riconvertito ad altre mansioni. Una gestione positiva che evidenzia come il capitale umano, nonostante tutto, sia ancora importante.