Consulenti e reti, 5 anni per cambiare: come cambia il patrimonio

Era da poco iniziato il 2019 quando nel mondo dei social spopolava l’hashtag #10yearschallenge. La sfida era semplice: postare una propria foto di 10 anni fa rapportata a una attuale. Lasciando da parte la tremenda malinconia che un’operazione di questo tipo porta con se, corredata dalle immancabili riflessioni sugli anni che passano e l’impalpabile senso della vita che ne derivano, confrontare due momenti significativi e distanti di un percorso, può essere sempre un esercizio utile per comprenderne il senso. Applicando questa massima al settore della consulenza finanziaria, abbiamo deciso di ragionare partendo da una data che è stata sicuramente “disruptive” per il settore: il 3 gennaio 2018, giorno di entrata in vigore della direttiva Mifid 2, dopo che questa era stata approvata dal Parlamento europeo nel 2014.

Prendiamo una foto simbolica di quel periodo storico, indicativamente un annetto prima dell’entrata in vigore della normativa e proviamo a confrontarla con lo scenario odierno; dal 2016 al 2021, un lustro in cui il mondo dell’advisory italiano ha vissuto un cambiamento misurabile, ma da interpretare. A raccontarcelo sono i dati Assoreti espressi nelle relazioni annuali e nei comunicati di raccolta dei relativi periodi; numeri alla mano, vediamo insieme le evidenze di un percorso che ha molto da raccontare. Seconda puntata dedicata all’analisi del patrimonio, mentre in calce trovate le puntate precedenti.

Il patrimonio 

2016

A fine dicembre, la rilevazione effettuata da Assoreti evidenzia una valorizzazione complessiva dei prodotti finanziari e dei servizi di investimento distribuiti dagli intermediari associati, tramite l’attività dei propri consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, pari a 471,1 miliardi di euro. Il patrimonio complessivo dei prodotti del risparmio gestito si attesta sui 341,9 miliardi di euro, mentre la valorizzazione delle posizioni in regime amministrato è pari a 129,2 miliardi di euro

2021

Il 2021 si chiude con un nuovo primato delle reti: il patrimonio dei risparmiatori seguiti dai consulenti finanziari degli intermediari associati si attesta a 786,4 miliardi, con una crescita evidente rispetto al 2016 di oltre il 66%. Ben 554 miliardi sono investiti in prodotti del risparmio gestito (il 70,5% del portafoglio) e 109,6 miliardi in strumenti finanziari amministrati. La distribuzione dei patrimoni sembra quindi essere similare, con questo risultato che appare particolarmente premiante per le reti, alla luce dei ben noti timori degli operatori legati all’impatto dell’informativa sui costi che Mifid 2 ha portato con se. A questi aggiungiamo le difficoltà scatenate dalla pandemia del 2020 e lo sforzo del settore dell’advisory italiana appare ancora più encomiabile.

LE PUNTATE PRECEDENTI
Consulenti e reti, 5 anni per cambiare: lo scenario della raccolta

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