Tra ufficio, smartworking e settimana corta: guardiamo al futuro per banche e consulenti

Tornare in ufficio, smartworking o settimana corta? In un mondo guidato da competenze tecnologiche e soft skill sempre più preponderanti, nel 2022 le persone scelgono di cambiare lavoro non solo per questioni pratiche, ma anche per imparare cose nuove. Numerosi sono gli studi nel settore e, secondo l’indagine Swg-Reply per Italian Tech, circa il 36% dei lavoratori punta a cercare un nuovo lavoro nel prossimo anno. L’idea di base è che il valore del lavoro, inteso come impegno e risultati, dovrebbe avere un peso maggiore rispetto al tempo impiegato. Quindi, lavorare meno e meglio. Sempre dall’indagine emerge anche che le persone preferiscono la settimana corta allo smartworking, poiché spesso in quest’ultimo viene difficile stabilire confini e limiti di orari entro cui essere reperibili per riunioni, email e telefonate varie. Della serie, non è così facile far capire al proprio capo che, anche se sto lavorando da casa, la mail o la telefonata all’alba o all’ora di cena magari anche no. A quanto pare, quindi, l’idea del futuro è quella di vivere il lavoro in modo più autonomo, dinamico ed elastico, dove si cambia spesso e gli orari sono variabili.

La pandemia, ma soprattutto il lockdown, hanno fatto capire a tantissimi che essere sempre sul pezzo, correre e fatturare – per dirla alla milanese – non è una questione di vita o di morte. La vita è andata avanti, le persone hanno continuato a lavorare e le aziende non si sono fermate, anche senza la presenza fisica in ufficio, spesso erroneo metro di giudizio e valutazione per misurare il buon operato di un lavoratore, anche a discapito di obiettivi e risultati. Del tipo che puoi anche venire in ufficio e giocare al solitario al computer, ma l’importante è che mi fai vedere che ci sei e stai seduto alla tua scrivania per almeno otto ore. Al contrario, l’impossibilità di spostarsi ha fatto riscoprire il valore del tempo, della famiglia – o della propria libertà –  insieme al piacere dello stare insieme. E in molti si sono resi conto che mettere dei paletti non è un disonore e non inficia in alcun modo sulla professionalità.

Uno dei settori in cui la diatriba tra smartwoking e settimana corta ha molta presa è sicuramente quello che riguarda le banche. A lockdown terminati, le principali banche di Wall Street erano vogliose di riavere i propri dipendenti in ufficio. Wells Fargo e BlackRock hanno posticipato la riapertura degli uffici, mentre tra chi non appare intenzionato a fare retromarcia spiccano J.P.Morgan Chase e Goldman Sachs, i cui vertici da inizio pandemia si sono mostrati critici verso il lavoro da remoto, tanto che David Solomon, numero uno di Goldman Sachs, lo ha bollato come “un’aberrazione”. Di contro, c’è chi vede l’avvio di una nuova era con la capacità di offrire ai lavoratori maggiore flessibilità come potenziale vantaggio competitivo nell’attrarre e trattenere il talento, come la ceo di Citigroup, Jane Fraser, che ha delineato per i suoi dipendenti un programma ibrido tra casa e ufficio a lungo termine. In tutto ciò, Wall Street ha ben dimostrato di poter garantire ricavi enormi pur lavorando da remoto.

Discorso estremamente simile anche per i consulenti finanziari. Pur non potendo prescindere da un modello di lavoro flessibile, l’utilizzo dell’ufficio permette di non perdere la socialità, creando occasioni di incontro e di confronto. La tecnologia di oggi, però, permette di essere completamente autonomi anche da remoto nella gestione del cliente, dall’apertura del conto alle operazioni più complesse, come la consulenza, la formulazione e la condivisione di proposte di investimento personalizzate che possono essere accettate e sottoscritte tramite firma digitale, consentendo una notevole ottimizzazione dei tempi. In questo caso, la bravura del consulente sta nel mantenere l’efficacia della relazione a distanza restando comunque vicino al cliente, abbattendo le barriere e dando il supporto necessario di fronte all’evoluzione e alle varie dinamiche del mercati finanziari. Nei nuovi modelli di servizio digitali, infatti, si affermano sempre di più le tecnologie di comunicazione web-mobile, in modalità audio, chat e video, principalmente per la condivisione a distanza di informazioni e documenti. Spesso, infatti, per i clienti durante la conversazione nasce l’esigenza di condividere informazioni, dati e grafici a video. É chiaro quindi che l’obiettivo di una relazione efficace tra consulente e cliente sia quello di generare la migliore digital customer experience possibile, che a sua volta riesca a rendere un cliente più fedele, riducendo i costi e aumentando di conseguenza la durata del rapporto.

E voi, cari lettori, siete team smartworking, settimana corta o ufficio? Scriveteci e diteci la vostra!

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