“Ogni giorno più o meno viene fuori un’ ipotesi sui giornali. Una settimana fa era Anima, quest’oggi era Banca Generali, poi ho visto anche Azimut e Mediolanum. La realtà è molto diversa”. Queste le parole riportate dal numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel.
Di ieri, infatti, le notizie secondo cui Banca Mediolanum, Banca Generali e Azimut potessero finire nel risiko di Mediobanca. Riguardo al tema dell’M&A – ha poi sottolineato l’ad dopo aver fatto alcune considerazioni su quanto è avvenuto di recente con l’assemblea del Leone che ha rinnovato il board – “va detto che Generali svolge un compito importante per Mediobanca perché è un rischio decorrelato a quello bancario. Tutte le banche principali hanno una componente assicurativa, anche noi le abbiamo, e questa effettivamente contribuisce in positivo sia per l’assenza di swing che hanno altre divisioni dell’attività bancaria sia per l’eccellente ritorno sul capitale allocato grazie anche un trattamento particolare”.
“Siamo molto soddisfatti di questo tipo si esposizione anche nello scenario a venire. Questo non vuol dire – ha spiegato – che non monitoriamo sempre se ci sono opportunità ma oggi non si sono colloqui in corso, non ci sono dossier aperti. Vediamo tante ipotesi sui giornali, prima era Anima adesso sono altre tre società. La realtà è che noi siamo felici e contenti del contributo e quindi per cambiare status quo dobbiamo avere delle opzioni concrete e altrettanto valide per prendere una decisione diversa”.
In tutto ciò, i risultati finanziari del Gruppo Mediobanca – relativi ai primi nove mesi 21/22- risultano molto positivi, addirittura al di sopra del consensus degli analisti. Il ritorno sul patrimonio tangibile e’ pari al 10%, mentre l’utile per azione e’ salito del 22% a 0,83 euro con tangible book value per azione a 11,2 euro (+4,1%). Il risultato dell’equity method e’ stato pari a 263,6 milioni contro 169,4 milioni dello scorso esercizio (+55,6%), ‘riflettendo la buona performance trimestrale di Assicurazioni Generali (76,9 milioni)’. Le rettifiche su crediti sono salite del 7,4%, a 194,9 milioni (con 57,6 milioni di apporto del trimestre), con un costo del rischio ‘ai minimi storici (52 punti base nei nove mesi, 45 punti base nel trimestre)’. Quanto agli aggregati patrimoniali, gli impieghi verso la clientela sono aumentati del 7% annuo a 51 miliardi, ‘rimanendo pressoché invariati nell’ultimo trimestre’. Le attività deteriorate lorde sono scese a 1,43 miliardi dagli 1,47 di dicembre con un’incidenza sul totale degli impieghi che si riduce al 2,7% dal 2,8% e a ‘poco meno dell’1%’ al netto delle rettifiche.
La raccolta e’ pari a 59,3 miliardi (+5% annuo, stabile su dicembre). Le attivita’ finanziarie del Wealth Management crescono a 80,3 miliardi, in aumento di oltre il 16% annuo e di 1 miliardo nel trimestre ‘con un significativo apporto di nuove masse (+6,9 miliardi nei nove mesi, di cui 4 miliardi in masse qualificate)’. Nel terzo trimestre, in particolare, ‘il rilevante contributo di nuovi flussi per 2,5 miliardi, ripartiti tra Private (1,3 miliardi), Premier (876 milioni) e Asset Management (368 milioni) ha permesso di limitare l’impatto negativo del mercato (-1,6 miliardi)’. Sul fronte dei risultati delle singole divisioni, il Wealth Management ha chiuso i nove mesi con un utile netto di 105,7 milioni (+42,8%), il credito al consumo con 284 milioni (+32%), il Corporate & Investment Banking con 182 milioni (-21,3%) e il principal investing con 250,6 milioni (+26,1%), con ‘il book value della partecipazione Assicurazioni Generali (12,9% del capitale sociale)’ che ‘cresce lievemente nel trimestre a 3,77 miliardi da 3,762 dopo utili per 76,8 milioni e minori riserve da valutazione per 68,7 milioni’. La perdita netta delle funzioni di holding si riduce del 9,7% a 106,2 milioni.