Anche un consulente coinvolto nel presunto raggiro di Patrizia Reggiani

C’è anche un consulente finanziario nella vicenda finanziaria che coinvolge Patrizia Reggiani, tornata libera dopo aver scontato i 26 anni di condanna come mandante dell’omicidio del marito, lo stilista Maurizio Gucci.

La vicenda

Come scrive Il Corriere della Sera, quello della Reggiani era un tesoro ambulante ma influenzabile, motivo della «fragilità psichica» indotta dalle conseguenze neurologiche dell’asportazione di un tumore al cervello. Intorno tanti finti amici e consulenti che l’avrebbero in vari modi e misure diverse «spennata»: è in questa chiave di lettura che la Procura di Milano, in un avviso di conclusione delle indagini iniziate dalla Guardia di Finanza un anno fa, ora formula la contestazione dell’ipotesi di reato di concorso in circonvenzione di incapace a 8 persone in teoria molto distanti tra loro, quali la sua ex compagna di cella a San Vittore, Loredana Canò, installatasi a titolo di «assistente» contrattualizzata e convivente nella favolosa villa milanese di Reggiani, sfrattata dai magistrati.

Come detto, tra gli indagati risulta anche il consulente finanziario Marco Chiesa, ex Unicredit e Banca Generali che, come si legge sul sito ufficiale dell’Ocf, attualmente risulta nella squadra di Solutions Capital Management Sim Spa.

L’inchiesta del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e della pm Michela Bordieri era scaturita dalla decisione della giudice tutelare Ilaria Mazzei di disporre verifiche sulla congruità dei rendiconti delle uscite per 3 milioni di euro in due anni dal patrimonio di Patrizia Reggiani, e dalla deposizione in Procura di Allegra Gucci, una delle due figlie di Reggiani, alla quale una sentenza della Cassazione del 2020 aveva imposto di corrispondere alla madre (pur mandante dell’omicidio del padre) un vitalizio di 1,1 milioni di franchi l’anno e 35 milioni di arretrati.

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