La decisione di promuovere un’azione di responsabilità verso Castelbarco e Montani era stata presa proprio nell’estate del 2016, quando un provvedimento analogo fu deciso nei confronti del fondo Apollo. Al centro della questione c’erano, infatti, le modalità con cui le attività della banca ligure furono vendute al medesimo fondo. Tornando ai giorni nostri, con l’assemblea, Carige proprone ai soci di votare a favore della transazione, che prevede il versamento ai due ex amministratori di 225mila euro a testa, “alla luce dell’obiettivo interesse sociale alla definizione di un contenzioso potenzialmente rischioso a condizioni economiche favorevoli rispetto agli accantonamenti appostati a fondo rischi”, pari a 750mila euro al 30 giugno del 2020. Nella relazione, il cda ricorda anche che alla fine del 2018 il tribunale di Genova aveva respinto le richieste della banca condannandola al pagamento delle spese di lite, a quanto risulta pari a circa 1 milione. Carige poi aveva deciso di promuovere appello all’inizio del 2019. “La definizione transattiva della controversia – spiega ancora il cda – risponderebbe al rilevante interesse della banca a chiudere un contenzioso caratterizzato da obiettivi elementi di rischio, per il quale Carige è già risultata soccombente in primo grado e viene ritenuta probabile, sulla base delle valutazioni dei legali, la soccombenza in fase di appello quantomeno sulle domande formulate in via principale”.
Sta di fatto che la Malacalza Investimenti, oggi al 2% dell’istituto genovese dopo l’aumento di capitale da 700 milioni che nel 2019 aveva consentito l’ingresso in maggioranza del Fitd, ha deciso di formulare tutta una serie di quesiti sulla transazione con l’ex ad Montani. Per esempio, si domanda se la decisione sia corroborata da un parere dei legali della banca e se dallo stesso “risulti una valutazione di probabile soccombenza”. Carige risponde in senso affermativo. Malacalza chiede poi conto degli accantonamenti effettuati a giugno 2020, “considerando che la stessa Banca Carige ancora a fine maggio 2020 affermava che si trattasse di un contenzioso attivo, per il quale non erano stati ravvisati probabili rischi di soccombenza”. Replica la banca nelle risposte scritte: “Gli accantonamenti appostati nella relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2020 riflettono le valutazioni più aggiornate svolte all’epoca, tenuto conto del coevo contesto processuale, con il supporto dei legali incaricati, subentrati ai precedenti legali nel corso del procedimento di appello”.
Quanto alla richiesta giunta dagli ex primi soci di produrre della documentazione aggiuntiva, Carige fa sapere al termine delle risposte alla domande pre-assembleari che “non ritiene di procedere alla pubblicazione di ulteriori atti o documenti, non sussistendone i presupposti normativi e ritenendo la relazione illustrativa del cda all’assemblea completa ed esaustiva nei suoi contenuti per gli scopi normativamente prefissati”. Si vedrà se alla famiglia Malacalza basteranno le risposte o se le domande lasceranno spazio a nuovi contenziosi e liti legali. Già nel maggio del 2020 l’assemblea dei soci della banca ligure aveva deliberato la rinuncia all’azione di responsabilità verso gli ex vertici. Ma la stessa era stata impugnata proprio dalla Malacalza Investimenti davanti al tribunale di Genova, che nel gennaio 2021 aveva disposto la sospensione dell’esecuzione della delibera impugnata.