Banca Mediolanum, il valore della coerenza

“Il nostro segreto per lo sviluppo di oggi e di domani? Essere coerenti con i criteri del fondatore di questa banca, Ennio Doris”. Giovanni Pirovano presidente di Banca Mediolanum oggi è seduto sulla poltrona che è stata, fino a pochi mesi fa, di uno dei banchieri più innovativi e lungimiranti di questo Paese. Un’eredità, oltre che una carica societaria, da togliere il sonno a chiunque ma non a un manager di lunga esperienza come Pirovano che nel gruppo Mediolanum lavora da oltre un trentennio, e che oggi è anche membro del Comitato di Presidenza dell’ABI con deleghe a innovazione e sostenibilità.

Il 2021 di Banca Mediolanum s’è chiuso con ottimi risultati: un utile netto di 713 milioni di euro e un patrimonio amministrato di oltre 108 miliardi. Quali sono stati i principali driver di questa crescita? E quali saranno quelli della crescita del futuro?

La coerenza con quanto credeva e attuava Ennio Doris, dicevo, è il nostro fattore di crescita. Che si riassume in due driver: aver messo l’attenzione sui bisogni della clientela e la centralità della figura del consulente al fianco del cliente. Accanto a questi la continua attenzione all’innovazione tecnologica. Le cui soluzioni il consulente presenta al cliente in modo competente, ma al contempo amichevole e facile. Ci vuole pazienza nel mettersi accanto ai risparmiatori e mostrare loro la semplicità nell’usare le nuove tecnologie, adottate oramai dal 90% della nostra clientela. Insomma, tecnologia e umanesimo. E i driver di crescita per il futuro hanno gli stessi ingredienti, ma adattandoli, di volta in volta, a nuovi bisogni delle famiglie e alle trasformazioni del contesto che ci circonda. Sempre nel segno della continuità, con una crescita per via endogena: cliente dopo cliente, anche in un’era di instabilità come quella attuale.

Il sistema bancario italiano è davanti a molte trasformazioni. Anzitutto quella della maggiore digitalizzazione dei servizi e del venir meno della centralità delle filiali. Come coniugare questo trend con quello della presenza fisica di una banca che eroga consulenza al risparmio?

La digitalizzazione è un trend irreversibile anche per le banche tradizionali. Le cui filiali sono passate in pochi anni da 34mila nel 2008 alle 20mila attuali, ma se si guarda ad altri mercati, come per esempio la Gran Bretagna, sono destinate a dimezzarsi ulteriormente. Perché le filiali bancarie, come luogo fisico di operatività corrente, scompariranno, venendo sostituite progressivamente per queste funzioni, in modo sempre più massiccio, dalle tecnologie digitali. Invece, pur in un numero sempre più ridotto, continueranno a svolgere un ruolo importate nella relazione e nella consulenza ai clienti per le operazioni finanziarie e creditizie dei momenti più importanti della loro vita.

Un’altra esigenza molto sentita attualmente dai clienti delle banche e più in generale dai risparmiatori è quella di scegliere investimenti che sempre di più abbiano al centro le tematiche della sostenibilità (Esg). Cos’ha fatto e cosa farà Banca Mediolanum sul tema?

Tutti i prodotti di investimento di Banca Mediolanum hanno un rating di sostenibilità certificato da MSCI ESG Research, una delle principali agenzie del mercato e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore stiamo sviluppando un rating di sostenibilità per l’offerta bancaria, creditizia e assicurativa. Anche per questo e per altre iniziative nel campo della governance e per la sostenibilità Banca Mediolanum è entrata nel Mib ESG, il nuovo indice Environmental, Social and Governance, lanciato da Euronext e Borsa Italiana che coniuga la misurazione della performance economica con gli impatti Esg. Siamo però solo all’inizio di un percorso che richiederà al sistema bancario e alla politica un impegno sempre maggiore e costante, anche alla luce dei recenti accadimenti geopolitici. Infine dal 2009 la nostra banca lotta concretamente contro l’usura in collegamento con fondazioni diocesane presenti su quasi tutta l’Italia. Abbiamo messo a disposizione un plafond rotativo di oltre 3 milioni di euro, a tasso zero per ridare credito a quelle persone in difficoltà che si rivolgono agli sportelli della Caritas locale. È un dovere per una banca come la nostra, con sostenibilità patrimoniale e reddituale elevate, essere un sostegno concreto anche verso chi non ha più accesso ai servizi bancari. Questa è vera inclusione bancaria che noi chiamiamo “prestito di soccorso”.

Il processo di fusioni e aggregazioni in atto nel sistema bancario italiano sta rendendo molto piò complesso il rapporto col credito delle piccole[1]medie imprese, asse portante dell’economia del nostro paese, che si trovano quasi prive delle cosiddette banche del territorio. Cosa può e deve fare il sistema al riguardo?

Il processo di fusioni e aggregazioni ha avuto un’accelerazione nei primi mesi dell’anno a seguito delle operazioni di Carige con Bper, Bpm con Crédit Agricole, Civibank con Sparkasse e altre operazioni che vedranno la luce nei prossimi mesi. È vero che molte piccole-medie banche che si basano su un modello tradizionale stanno uscendo di scena, ma, per contro, si sono affacciate sul mercato diverse nuove banche tecnologiche specializzate nei servizi e nella finanza alle pmi. Queste banche hanno un business model sostenibile e stanno conquistando fette di mercato. Oggi le banche del territorio non sono quelle che hanno una filiale fisica, ma sono quelle che sanno rispondere concretamente con la tecnologia e con la consulenza alle esigenze delle piccole e medie imprese. Cosa che può essere fatta molto bene anche dalle banche di ogni dimensione: grandi, medie, piccole, specializzate a patto che siano vicine alle esigenze del cliente. Per servire il territorio non conta solo la valenza di prossimità fisica, ma soprattutto ora è decisivo il servizio effettivo e concreto.

La gestione del risparmio dovrà confrontarsi col passaggio generazionale della ricchezza dai baby boomers ai millennials e più oltre. Su questi clienti del futuro la concorrenza degli istituti tutti digitali è forte, senza dimenticare l’arrivo delle Big Tech. Come Banca Mediolanum sta affrontando il tema?

Il problema del passaggio generazionale della ricchezza è un fenomeno non solo italiano, ma europeo e americano e persino cinese. Ne sono consapevoli tutti gli istituti di credito che si sono adeguati anche con l’offerta dei servizi digitali per attrarre le nuove generazioni che beneficeranno del passaggio della ricchezza. È vero che sono nate nuove realtà digitali (challengers bank) ma il successo spetterà presumibilmente a quegli istituti che già ora sono a fianco dei clienti e li aiutano a pianificare in anticipo il passaggio della ricchezza potendo contare sulla fidelizzazione e la conoscenza delle nuove generazioni. Questa è la strategia di Banca Mediolanum tramite il family banker che oggi riesce a seguire contestualmente gli interessi di una famiglia fino a tre o quattro generazioni perché conosce l’albero genealogico presente e futuro di ogni cliente. Ricordo inoltre che, nella nostra direzione wealth management, c’è un apposito servizio dedicato al passaggio generazionale del patrimonio, attraverso un team di professionisti che offre soluzioni su come affrontarlo in modo integrato in termini ad esempio di ottimizzazione legale e fiscale. Il ricambio generazionale riguarda anche i consulenti finanziari, tema che noi sviluppiamo anche tramite il programma Next per reclutare i migliori talenti usciti dalle università che vengono affiancati ai professionisti più esperti. C’è in aggiunta un lavoro culturale da fare per aumentare presso il pubblico dei risparmiatori la consapevolezza del valore della consulenza finanziaria che sarà una delle professioni con più mercato per il prossimo futuro.

La creazione dei Pir e successivamente degli Eltif ha iniziato a veicolare il risparmio privato a sostegno dell’economia reale del Paese. Quali altri interventi può immaginare il legislatore in grado di mobilitare una così ingente massa di risorse?

Banca Mediolanum, grazie alla visione del suo fondatore Ennio Doris e della sua forte sensibilità istituzionale verso il Paese, ha sempre sostenuto la necessità che il risparmio delle famiglie dovesse sostenere la crescita delle imprese italiane. La creazione dei Pir è stata una storia di successo che vede Banca Mediolanum al primo posto nelle masse gestite. Gli Eltif sono all’inizio del loro percorso e auguriamo un buon successo, ma ci vuole pazienza. Il legislatore può dare un ulteriore contributo soprattutto agendo sulla leva fiscale prevedendo aliquote più favorevoli di quelle attuali per investimenti a lungo termine nell’economia italiana. Strumenti per veicolare il risparmio privato, uno degli asset distintivi e strategici del nostro Paese, verso l’economia produttiva.

Un recente studio della Consob sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane evidenzia due anomalie: la costante preferenza per la liquidità (che sui conti correnti e contanti è arrivata a oltre 1.800 miliardi) e le decisioni di portafoglio molto spesso fatte in base a indicazioni di amici/parenti quando non frutto di fai-da-te. Come invertire questo trend?

Il risparmiatore italiano da sempre si rifugia nella liquidità davanti a minacce e pericoli (prima il Covid, ora la guerra russo-ucraina). L’incertezza e la paura lo condizionano se lasciato solo, senza il prezioso affiancamento di una consulenza attenta e costante. È quindi un comportamento comprensibile, indipendentemente dal livello di cultura finanziaria dei risparmiatori siano essi piccoli o grandi. È vero, molte decisioni di portafoglio sono fatte in base a indicazioni di amici e parenti e a considerazioni frutto del fai da te, molto spesso ricavate dalla lettura di notizie dalla stampa e sui social media. In entrambi i casi il trend si potrà invertire gradualmente e lentamente innalzando il livello di educazione finanziaria e con l’impegno più determinato da parte degli istituti bancari e finanziari nell’assistere e guidare i risparmiatori nella gestione dei propri risparmi, tenendo però sempre ben presente i bisogni del cliente.

L’esigenza della contestuale costruzione di una copertura assicurativa e pensionistica adeguate fa sì che oggi il business del risparmio si debba coniugare, secondo le grandi società di consulenza, nella ricetta della “wealth protection”. Banca Mediolanum è attrezzata per questa svolta?

Sì, la nostra banca da sempre è attenta a pianificare la copertura pensionistica e assicurativa dei clienti. Recentemente ha posto la pianificazione assicurativa al primo posto dell’analisi dei bisogni dei risparmiatori. Solo dopo la “messa in sicurezza” del cliente tramite un’adeguata copertura assicurativa della persona, della sua famiglia, dei suoi beni, solo a quel punto, si passa a pianificare il risparmio con un orizzonte che deve arrivare sempre a coprire anche il periodo pensionistico, ossia quando il cliente non avrà più la capacità di produrre un reddito. Abbiamo una gamma completa e articolata di prodotti per tutte le esigenze e i bisogni di protezione assicurativa e di previdenza pensionistica complementare, nonché di piani di accumulo e decumulo di ricchezza finanziaria in base all’età e alla necessità del cliente. Fondamentale poi il costante monitoraggio nel tempo delle soluzioni scelte, perché i prodotti non vanno solo sottoscritti, ma vanno mantenuti e adattati ai cambiamenti che subentrano durante la vita delle persone.

Banca Mediolanum è la dimostrazione dell’efficienza di un istituto nelle mani di una famiglia. C’è quindi ancora spazio per questo modello, e se sì con quali dimensioni, nonostante le grandi banche commerciali siano ormai delle public companies dove gli investitori istituzionali hanno un peso determinante?

Tra i fattori di successo di Banca Mediolanum, che ha oltrepassato i suoi primi 40 anni, vi è il “controllo” da parte della famiglia Doris, prima del fondatore Ennio, ora del figlio Massimo, amministratore delegato dal 2008, e della figlia Sara Doris, vice presidente in totale continuità. Azionisti quotidianamente presenti nella vita e gestione della banca, con grande lungimiranza e piani di lungo periodo. Questa chiara governance consente di essere sempre focalizzati sul proprio modello di business, coerenti con i valori e l’identità dell’azienda, attenti all’innovazione tecnologica e alla ricerca costante dell’eccellenza del servizio ai clienti, premessa per il conseguimento di risultati economici sempre positivi e in un’ottica di lungo termine. Tutti questi elementi contribuiscono a rendere unica Banca Mediolanum nello scenario non solo italiano, ma anche europeo. Di questo ne è prova e testimonianza la classificazione da parte della Bce tra le “significant banks” a partire dal primo gennaio scorso. Il modello di Banca Mediolanum è molto apprezzato dagli investitori istituzionali, che comunque sono investitori di lungo termine presenti nel capitale, per una quota importante del flottante. E aggiungo: lavoravo per una banca tradizionale quando negli anni ’90 Ennio Doris mi disse: creiamo una banca che diventerà la più grande banca d’Italia. Mi convinse subito. Avere coraggio e una visione di medio-lungo termine fa la grande differenza unitamente ai valori di una grande famiglia italiana perbene. Il management e tutto il corpo sociale hanno assorbito tutto ciò, siamo cresciuti insieme e con anche un grande spessore etico. Nella classifica europea per capitalizzazione di borsa ora siamo al 30esimo posto, il mio sogno, anzi certezza, è di arrivare tra le prime posizioni.

Una partecipazione di Banca Mediolanum è quella in Mediobanca. Dopo lo scontro sulle Generali, è probabile che la contesa si sposterà sull’istituto di Piazzetta Cuccia il cui cda scadrà nel 2023. Il primo socio Leonardo Del Vecchio non fa mistero di voler salire nel capitale e cambiare il management. Quale è la vostra posizione?

La partecipazione di Banca Mediolanum in Mediobanca è iniziata nel 2000 a seguito di Banca Esperia, una comune iniziativa nella gestione di grandi patrimoni, poi sciolta consensualmente. Quella nostra in Piazzetta Cuccia è una partecipazione classificata non strategica. Siamo azionisti soddisfatti perché hanno sempre pagato buoni dividendi. Seguiremo gli sviluppi e quanto all’ipotesi di fusione tra Mediobanca e Banca Mediolanum, questa è stata più volte smentita dall’amministratore delegato Massimo Doris, anche di recente

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