Consulenti e reti, vincitori e vinti nell’era della geopolitica

Vincitori e vinti nell’era della geopolitica

I rigidi venti di guerra provenienti dall’Est Europa si abbattono sui colossi della consulenza finanziaria. Dopo l’eccellente resilienza mostrata dall’advisory in Italia durante la pandemia di Coronavirus, i drammatici avvenimenti che coinvolgono il Vecchio Continente, con lo scoppio della guerra in Ucraina e le conseguenze economiche che ne derivano, sono un nuovo duro banco di prova per il settore. Un contesto incerto la cui durata purtroppo è ancora tutta da definire, ma i cui primi effetti possono essere valutati, per uno scenario dai due volti che BLUERATING ha deciso di analizzare per voi, concentrandosi infine sulla performance dei big del mercato. Ecco la cronaca dei vincitori e dei vinti nell’era della geopolitica imperante.

La raccolta è in forma 

La prima parte di questo racconto ce la offre l’analisi dell’andamento della raccolta nei primi mesi del 2022. Ebbene gli afflussi complessivi del sistema non sembrano avere risentito della crisi attuale: se andiamo a osservare il dato complessivo, cioè oltre 13,9 miliardi di euro di apporti netti, questo è addirittura superiore a quanto registrato nel trimestre corrispondente nel 2021 (13 miliardi). Il vero effetto della guerra lo si può leggere però nella qualità della raccolta, dato che il risparmio gestito del primo trimestre 2022 è pari a 5,8 miliardi di euro, un numero che è quasi la metà degli oltre 10,2 miliardi portati a casa nei primi tre mesi del 2021; va detto comunque che gli afflussi di febbraio e marzo non risultano differenti per quote di pertinenza rispetto a gennaio, elemento che evidenzia un trend di incertezza iniziato probabilmente già all’inizio dell’anno.

A livello societario tutte le realtà che comunicano i loro dati ad Assoreti chiudono il trimestre in positivo e la musica non cambia se si osservano i due mesi di maggiore crisi, eccezion fatta per Consultinvest, che presenta uscite nette pari a 652.000 euro nel periodo. La parte del leone la fa come spesso accade Fideuram (oltre 4,2 miliardi di apporti), seguita da Fineco (oltre 2,5 miliardi di raccolta) e Banca Mediolanum (oltre 1,9 miliardi di afflussi), con un podio che rimane invariato anche se ci limitiamo a valutare solamente febbraio e marzo.

Il patrimonio cede (ma non troppo) 

Il secondo volto dello scenario, maggiormente a tinte scure, riguarda il patrimonio dell’industria. A fine marzo la valorizzazione dei prodotti finanziari e dei servizi di investimento distribuiti dagli intermediari associati, tramite l’attività dei propri consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, è pari a 768,2 miliardi di euro, con una flessione del 2,3% rispetto a fine 2021. Il patrimonio complessivo dei prodotti del risparmio gestito scende a 533,1 miliardi di euro, con una contrazione congiunturale del 3,8%; in calo anche la componente finanziaria del risparmio amministrato (-2,3%), ora pari a 107,1 miliardi di euro, mentre aumenta come prevedibile la componente di liquidità (+4,2%), in quanto componente neutrale rispetto all’andamento dei mercati finanziari, che raggiunge i 128 miliardi.

Analizzando l’andamento dei gruppi, il calo più consistente a livello complessivo è quello del Credem (-3,7%), mentre Mediobanca e Bnp Paribas sono le uniche realtà che riescono a chiudere in territorio positivo, con una crescita delle consistenze rispettivamente dello 0,5% e dell’1,3%. A livello di gestito le discese si fanno più sostenute, con nessun gruppo che riesce a evitare una diminuzione del patrimonio.

Le quotate 

Per concludere il nostro viaggio nel mondo dell’advisory post guerra non ci resta che accendere i riflettori sull’andamento delle quattro reti quotate in borsa, in merito alle quali abbiamo a disposizione anche i dati di raccolta di aprile. La primatista della raccolta nel periodo di crisi geopolitica (febbraio-marzo-aprile) è Fineco (oltre 2,8 miliardi), seguita da Banca Mediolanum (oltre 2,3 miliardi) e Banca Generali (oltre 1,4 miliardi). Il discorso cambia se analizziamo esclusivamente il gestito, dove a farla da padrone è invece la società guidata dall’amministratore delegato Massimo Doris con oltre 1,3 miliardi di apporti. Un altro dato interessante è che la diminuzione del patrimonio per tutte queste quattro società risulta essere superiore alla media del mercato (-1,9%). Segnagli contrastanti, che ribadiscono un profilo dai due volti per questo particolare momento del settore.

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