Mps, un piano da un miliardo di utili

Il nuovo ceo di Mps, Luigi Lovaglio, vara il nuovo piano industriale al 2026. E nel contempo inizia a blindare l’aumento di capitale da 2,5 miliardi chiesto dalla Bce: se già è in cassaforte l’appoggio del Mef, che sottoscriverà la propria quota di capitale (64%), altrettanto certo è il supporto del consorzio delle banche d’affari che hanno firmato l’accordo di pre-sottoscrizione dell’inoptato, a garanzia del buon esito dell’operazione.
«Sono importanti segnali di endorsement» al nuovo piano, conferma in conferenza stampa a Rocca Salimbeni lo stesso Lovaglio. Che punta a fare di Siena una banca «clear and simple», chiara e semplice: una banca molto attenta ai costi, che dovranno scendere in maniera rapida, ma proiettata sui ricavi, da accrescere tramite la bancassurance, il wealth management e il credito al consumo. La ricetta del banchiere ex Creval punta ad arrivare dove molti altri hanno fallito, ovvero portare Mps sulla rotta della redditività stabile.

Si partirà dunque dallo snellimento della struttura. Un primo passo in verità è già realtà: il board ha appena approvato l’incorporzione di Mps Capital Services, Mps Leasing & Factoring e Mps Consorzio Operativo, ovvero le società prodotto e dei servizi IT. «In tanti ci hanno provato, noi l’abbiamo fatto», chiosa il manager. A questo si aggiunge il varo di una riorganizzazione interna che almeno nelle intenzioni renderà più efficiente i processi interni. Tutto ciò aiuterà a raggiungere gli obiettivi finanziari a piano, che vedono in cima il target di un miliardo di utile netto al 2024 (Dta comprese), quota triplicata rispetto ai livelli attuali, con un ritorno alla distribuzione dei dividendi dal 2025. Se a medio termine i numeri sono chiari, le carte sono più coperte invece sul 2022 e 2023, anno quest’ultimo in cui però la banca vuole «tornare alla redditività». Si tratta di obiettivi a dir poco sfidanti, visto anche lo scenario macro attuale e i rischi di innalzamento del costo del credito. Lovaglio però si dice fiducioso sulla tenuta della rete commerciale e sulla capacità di controllo del credito.
Prezioso poi sarà il ruolo di Widiba, la banca digitale del gruppo: qui Mps fara investimenti per 30 milioni circa, lasciando autonomia operativa e consentire, magari, una futura valorizzazione. Più dei ricavi, tuttavia, forse più
sicura è l’azione sul fronte dei costi del gruppo. Su questo fronte Lovaglio agirà in maniera netta, con una discesa del Cagr del 4,1% al 2024 (in calo a 248 milioni), così da far scendere il cost /income ratio dal 71% del 2021 al 60% nel 2024. L’efficientamento dei costi arriverà soprattutto dall’uscita di 4.200 persone e la chiusura di 150 filiali, l’11% della rete. Gli esuberi, volontari e da realizzare quasi integralmente tramite il Fondo di Solidarietà, comporteranno un costo una tantum di 0,8 miliardi. Le adesioni si apriranno dopo l’accordo con i sindacati e l’uscita è prevista a partire da inizio dicembre. La sfida per Mps non è banale. La banca è al terzo piano presentato nel giro di un anno, l’ottavo dal 2011.
Forse anche per questo il mercato rimane freddo (-2,99% ieri il titolo), in attesa di iniziare a vedere i primi risultati promessi. Dalla sua Lovaglio ha oggi il supporto convinto del Tesoro, che nell’aumento – che partirà a ottobre, dopo il placet Bce – metterà i suoi 1,6 miliardi. I restanti 900 milioni saranno collocati sul mercato dalle 4 banche d’affari (Bofa, Mediobanca, Citi e Credit Suisse): a loro il compito di trovare i nuovi potenziali investitori istituzionali che dalla prossima settimana incontreranno il ceo. E noto peraltro il legame di stima tra Lovaglio e Davide Serra di Algebris. Insomma, si vedrà. Più incerto invece l’esito delle Axa e Anima, partner di
Mps per il fronte della bancassurance e del risparmio gestito, hanno dato la loro disponibilità a partecipare. Su questo fronte, però, Lovaglio vuole avere mani libere, forse anche per evitare che una revisione degli accordi commerciali possa impedire di trovare anchor investor in prospettiva. «Sono i nostri partner industriali» e «siamo aperti a ogni riflessione» sulla partecipazione all’aumento, ma «noi vogliamo tenere separate le due cose». A tendere, poi, servirà trovare il partner. Il tema non è di stretta attualità perchè prima serve fare risultati. «Se riusciamo a far esprimere valore di questa banca ci potremo sedere al tavolo con pari dignità».

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