Secondo una nota l’operazione “è finalizzata all’annullamento delle azioni per un esborso complessivo massimo di 3,4 miliardi e interessa fino a 2,61 milioni di titoli”. La prima delibera del cda di Intesa Sanpaolo riguarda “un programma iniziale per un esborso di 1,7 miliardi”, mentre è stata rinviata “a un momento successivo, entro l’approvazione dei risultati al 31 dicembre 2022, la decisione in merito all’esecuzione per il restante ammontare autorizzato”. Gli acquisti di questa prima tranche partiranno dal prossimo 4 luglio, per concludersi entro la fine di ottobre.
Il buyback è uno strumento di ispirazione anglosassone, molto utilizzato a Wall Street e che aiuta a sostenere le quotazioni delle aziende oggetto dei riacquisti, incrementando al contempo la remunerazione per i loro azionisti. Per l’ad Carlo Messina, che nell’ultimo piano strategico di Intesa Sanpaolo ha confermato una storica e solida distribuzione agli azionisti del 70% del monte utili annuale, è una novità.
La rivale Unicredit aveva annunciato un buyback lo scorso dicembre, nel nuovo piano strategico dell’ad Andrea Orcel, e ha in corso la prima tranche di riacquisti da 1,6 miliardi di euro, mentre un altro miliardo è subordinato alla situazione della banca in Russia. “Su questo commenteremo alla fine del secondo trimestre. Al momento stiamo ancora seguendo il piano e siamo ottimisti che raggiungeremo gli obiettivi e quindi potremo chiedere l’autorizzazione per distribuire l’altro miliardo”, ha detto giorni fa l’ad di UniCredit, Andrea Orcel, all’Italian ceo conference di Mediobanca.
I 6 miliardi di euro di riacquisti azionari per le due maggiori banche italiane sono una somma rilevante, ma impallidiscono davanti agli 80 miliardi, anche se di dollari, che gli azionisti dei colossi del credito statunitense si preparano a incassare tra cedole e buyback. Dopo il recente superamento, senza grossi ostacoli, degli stress test della Fed, stanno per aprirsi i forzieri e gli azionisti potranno portarci le carriole.
“Le banche non hanno fatto riacquisti azionari durante il Covid, per cui l’ultimo ciclo di buyback sarà piuttosto elevato, per ridurre il capitale in eccesso – ha spiegato a Bloomberg Jason Goldberg, analista di Barclays che ha svolto i conteggi -. Siamo certo in un periodo di aumenatta incertezza economica, ma ciononostante diversi titoli nel settore rimangono attraenti”.
Jp Morgan, la più grande e redditizia banca Usa, dovrebbe distribuire in tutto 19 miliardi, tra 13 in cedole e 6 in buyback. La tallona Bank of America con 8 miliardi di cedole e 7,5 in riacquisti, poi Wells Fargo con 5,3 miliardi in cedole e 10 in riacquisti, Morgan Stanley con 5,3 miliardi di cedole e 7,5 di riacquisti, Citi (4,1 miliardi cedole e 7,5 riacquisti), infine Goldman Sachs con 3 miliardi di cedole e 3 di riacquisti.