Generali, sulle nomine l’ostacolo è l’unanimità

Nessun comitato nomine sarebbe ancora stato convocato ufficialmente. In casa Generali continua lo stallo sulla sostituzione di Francesco Gaetano Caltagirone, e quindi è fermo anche il processo di integrazione dei comitati endoconsiliari con un rappresentante delle minoranze.
Come riportato dal Sole 24 Ore, pare che il presidente Andrea Sironi, avrebbe sondato i candidati presenti nella lista dell’imprenditore romano, rimasti esclusi dal cda, per chiedere una loro eventuale disponibilità a un ingresso nel board. Tuttavia i nomi fin qui contattati si sarebbero resi disponibili solo a patto di ricevere consenso unanime da parte del cda, cosa difficile da ottenere, perché attorno alla sostituzione di Caltagirone si è aperto un confronto serrato tra il consiglio e la minoranza presente nel board riguardo alla procedura da seguire per la nomina.

Per la minoranza, la compagnia sta agendo in violazione dello statuto, posizione che ovviamente non viene condivisa dal gruppo. Generali, in particolare, non commenta il caso specifico ma ribadisce di agire nel pieno
rispetto dello statuto e delle norme di leggi vigenti. Il dibattito tra le parti, tuttavia, è acceso e i potenziali nuovi consiglieri, visto il contesto, avrebbero dunque preferito vincolare il loro ingresso all’ok dell’intero board.
Sigillo difficile da incassare considerato anche il fatto che l’unico non sollecitato, per il momento, è Luciano Cirinà, l’ex manager del Leone di Trieste che, proprio alla luce delle competenze maturate nella sua lunga carriera nel gruppo assicurativo, per la minoranza rappresenta il candidato ideale, sia per i trascorsi sia perché è prassi consolidata, nonché spesso consigliata, sondare in maniera progressiva i candidati della lista e, nello scorrimento numerico dell’elenco, Cirinà è successivo a Claudio Costamagna, il secondo ad essere stato contattato dalle Generali dopo Roberta Neri.
Generali però non vuole l’ex manager nel board, complici i rapporti tesi, viste le cause legali in corso. A supporto di ciò avrebbe anche raccolto un parere legale che attesterebbe la non idoneità del profilo. Posizione, ancora una volta, non condivisa dalle minoranze che peraltro già hanno messo nel mirino le procedure per la scelta del sostituto.

La governance delle Generali sembra dunque essere in una situazione di totale impasse, salvo che il board non decida di nominare un consigliere della minoranza con il solo voto della maggioranza.
Nel mentre, sullo sfondo da Mediobanca sarebbero arrivati i primi segnali di pace. Piazzetta Cuccia ha due azionisti pesanti, Caltagirone e il gruppo Del Vecchio, con i quali vorrebbe provare a superare le contrapposizioni per trovare una soluzione che valorizzi le società di cui tutti sono soci. L’obiettivo sarebbe quello di provare a riannodare un dialogo nella consapevolezza che, se ciò accadrà, sarà comunque un processo lungo.
Il muro contro muro nel Leone sulla sostituzione di Caltagirone, tuttavia, di certo non aiuta il confronto. Difficile capire quale possa essere il punto di contatto, anche alla luce del recente riassetto al vertice della compagnia che ha rivisto alcune posizioni chiave.

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