Truffe, la storia degli investimenti fasulli nei bond della Provincia

Un sequestro conservativo da 340mila euro, tra beni mobili e immobili. È quanto ottenuto dall’avvocato Massimo Sonego nei confronti di un 60enne di Castelfranco Veneto, sotto accusa per aver truffato almeno cinque persone (tra cui il fratello e la cognata) proponendo investimenti fasulli in bond della Provincia di Treviso, spacciandosi per intermediario tra l’ente e la Banca d’Italia. A riportare la notizia è Il Gazzettino.

I guai con la giustizia a carico del 60enne sono iniziati lo scorso febbraio, quando le vittime hanno chiesto conto degli investimenti fatti direttamente alla Provincia di Treviso, che ovviamente ha risposto che non aveva emesso alcun bond. E’ stato quindi proprio l’ente presieduto da Stefano Marcon a depositare un esposto in Procura, a cui è poi seguita la denuncia querela delle vittime assistite dall’avvocato Sonego. Le operazioni erano state spacciate come estremamente sicure e redditizie, con interessi anche del 20%. Per conquistare la fiducia delle vittime, l’uomo non ha esitato a usare anche il logo ufficiale del Sant’Artemio, senza ovviamente averne alcun titolo. Il sistema ha retto fino a quando i clienti che attendevano di incassare gli interessi non si sono accorti di essere rimasti con niente in mano, non essendo mai arrivato nulla per anni. Il problema è esploso quando la Provincia ha iniziato a ricevere diverse richieste di chiarimenti in merito a strumenti finanziari legati allo stesso Sant’Artemio, che in realtà non risultavano da nessuna parte.

Le segnalazioni ricalcavano tutte la medesima linea: le persone hanno riferito di aver affidato i propri soldi al consulente finanziario, questo il termine usato da Il Gazzettino (dato l’anonimato non ci è possibile verificare l’iscrizione all’Albo), attirate anche dal logo della Provincia, sperando di poter strappare qualche guadagno. L’esposto che il Sant’Artemio ha depositato in Procura, così come la querela, ricapitola per filo e per segno tutte le segnalazioni. In particolare, l’uomo avrebbe fatto leva su precedenti emissioni obbligazionarie: negli anni passati, infatti, il Sant’Artemio aveva lanciato 5 emissioni obbligazionarie con la formula bullet, garantendosi entrate per circa 100 milioni di euro. Le indagini proseguono, intanto è stato ottenuto e confermato il sequestro.

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