Unicredit, lavori in corso tra la Russia e la Serbia

Con la gestione che mostra qualche sofferenza e visto l’allontanamento di Niccolò Ubertalli, responsabile per Italia, i vertici di Unicredit hanno voluto rassicurare i propri dipendenti con una lettera, in cui si specifica che l’ad Andrea Orcel sarà anche head of Italy, accelerando così l’esecuzione del piano strategico, con Remo Taricani ad aiutare il ceo nel nuovo ruolo.

Nei mesi scorsi, però, sono state diverse le uscite dal gruppo. Non solo Ubertalli, quindi, ma anche Annie Coleman, head of People and culture, Raineri De Marchis, chief operating officer e Andrea Maffezzoni, head of Strategy e mergers-acquisitions, oltre ad altri importanti dirigenti. Coleman ha lasciato dopo sei mesi, De Marchis è stato pensionato mentre Maffezzoni è andato a coprire il ruolo di numero due di Mps.

Una motivazione per tutte queste uscite si può trovare, forse, nella difficile simbiosi di Orcel con alcuni manager sul fronte sia gestionale che di merger (i falliti tentativi su Mps e Banco Bpm).

In ogni caso, mentre i risultati di piazza Gae Aulenti tengono, le brutte notizie arrivano da Oriente, con la Russia che ha bruciato quasi cento punti base del capitale in un solo trimestre.
Piazza Gae Aulenti è riuscita a limitare i danni grazie a un’attenta operazione di risk management e a una buona performance delle principali voci del conto economico. Nel primo trimestre, l’istituto ha prodotto un utile netto di 1,2 miliardi, che ha aiutato a mantenere il Cet 1 ratio al 14%.

Si è assottigliato il margine patrimoniale a disposizione (15,03%) ma per la scelta prudenziale di avviare una oculata svalutazione sugli attivi russi. A bilancio sono contabilizzate rettifiche su crediti per 1,3 miliardi, in particolare sui crediti cross-border ma anche sui derivati e sulla partecipazione nella banca locale. L’espo- sizione verso la Russia si è ridotta così di oltre due miliardi. Ma ciò che conta è che l’impatto a capitale, nel caso peggiore, dai 200 punti base sul Cet1 stimati a marzo si attesterebbe a 128 punti, di cui 92 già messi a bilancio nel primo trimestre. Con gli accantonamenti del primo trimestre sono quindi stati assorbiti il 70% degli impatti generati dal più drammatico degli scenari, ovvero un azzeramento delle attività.

Cosa fare della controllata a Mosca non è stato ancora deciso: l’uscita totale resta complicata, ma a quanto pare Unicredit starebbe valutando una cessione non definitiva attraverso un’operazione che lasci aperta la possibilità di riacquisto una volta risolto il conflitto in Ucraina. A differenza di altri banchieri, Orcel sembrerebbe infatti credere a un futuro reintegro della Russia nel sistema internazionale. In tutto ciò, alcuni operatori guardano con grande attenzione alla possibile vendita della partecipazione in Serbia.

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