Consulenti, puntate a nord-ovest

Il 2022 è iniziato in modo complicato, e le premesse dell’autunno non sembrano essere migliori. Tra aumenti, inflazione e costi vari,  le famiglie italiane si trovano a dover difendere sempre di più le proprie ricchezze, che fino ad ora hanno tenuto botta nonostante le crisi economiche dell’ultimo decennio, pandemia compresa.

Come riporta Il Sole 24 Ore, questa ricchezza ha raggiunto i 168mila euro pro capite (8,7 volte il reddito disponibile): si va dai 106mila euro nel Sud e nelle Isole ai 211mila euro nelle regioni del Nord Ovest, passando dai 185mila del Centro e dai 202mila euro del Nord Est.

L’ultimo aggiornamento di Bankitalia sulle economie regionali del 2020 – anno di picco dell’emergenza Covid – aveva evidenziato come le famiglie italiane, proprio a causa della pandemia e quindi dei lockdown, avessero terminato l’anno più ricche rispetto ai 12 mesi precedenti. Nonostante dal 2010 sia stato un crescendo (con un valore della ricchezza salito di quasi il 5%), le famiglie italiane sono in realtà più “povere” rispetto a 10 anni fa, perché nel decennio 2010-2020 sono stati persi circa 450 miliardi a prezzi costanti.
In prospettiva, però, sarà importante capire come tutelare gli attuali volumi di patrimonio, guardando alle sue diverse componenti e anche alle differenze territoriali.

Analizzando regione per regione, in cima alla classifica c’è ovviamente la Lombardia, dove la ricchezza netta delle famiglie ammonta a quasi 2.200 miliardi di euro, in crescita dell’1,9% rispetto al 2019 (contro un aumento medio del- l’1% in Italia).  A arte pochi casi particolari come la Basilicata, la Calabria, il Molise e la Sardegna, dal 2010 il valore delle attività reali è calato in tutte le regioni, in primis per la flessione dei prezzi degli immobili.

Un calo che, nei portafogli delle famiglie, è stato compensato dalla crescita delle attività finanziarie: 2,9%4, nel 2020 e 28% nel decennio. Una crescita trainata dalle componenti più liquide (circolante e depositi) e da quelle legate al risparmio gestito (fondi comuni e riserve assicurative e previdenziali); mentre si sono notevolmente ridotti gli investimenti in titoli pubblici e obbligazionari. Questa espansione dei depositi, bancari e postali, e delle quote detenute in fondi comuni ha contraddistinto le dinamiche della ricchezza finanziaria anche nel 2021.

Parando della ricchezza netta procapite degli italiani, i livelli più alti si trovano nella provincia di Bolzano (290mila euro), in Valle d’Aosta (252mila) e Liguria (250mila) mentre i più bassi sono in Puglia (103mila euro), Sicilia (93mila) e Calabria (92mila). Tutte regioni con un tratto in comune, cioè un elevato peso delle attività reali sul totale della ricchezza lorda: 63-65% contro una media italiana del 56%.
L’incidenza di immobili e altri capitali fissi – che è massima in Sardegna – è pari al 63% anche nel Lazio, seconda regione per patrimonio complessivo delle famiglie (1.136 miliardi di euro). Nel rapporto di forze tra attività reali e finanziarie, queste ultime prevalgono solo in Lombardia (51%) e Piemonte (53%).
Come detto, nonostante la ricchezza netta delle famiglie nel decennio sia cresciuta di quasi il 5%, ci sono comunque regioni in controtendenza con il segno meno, come il Lazio (-5,2%), la Liguria (-5,9%), la Campania (-4,1%), la Toscana (-2,5%) e la Sicilia (-1,5%). In testa agli aumenti percentuali della ricchezza netta si trovano invece provincia di Bolzano (+25,9%), Lombardia (+16,8%), Basilicata (+15%), provincia di Trento (+14,3%) e in Calabria (13,5%).

Naturalmente sono risultati con un peso specifico diverso, calibrato sulla “taglia” degli enti. In valori assoluti, però, la regressione della Liguria corrisponde a 23,9 miliardi in meno, quella del Lazio a 63 miliardi e quella della Campania a 26,6 miliardi. Il confronto diventa ancor più evidente guardando i dati delle regioni che nello stesso decennio hanno visto salire i patrimoni. L’aumento della ricchezza netta delle famiglie vale infatti 31,9 miliardi a Bolzano e 315 miliardi in Lombardia, 7,7 miliardi in Basilicata e 20,6 miliardi in Calabria.
Ma ci sono anche regioni come Emilia Romagna e Veneto dove gli incrementi proporzionali meno elevati (rispettivamente 5% e 11,4%) celano in realtà un forte contributo alla crescita: in Emilia Romagna il patrimonio delle famiglie è salito in dieci anni di 45,5 miliardi (arrivando a 950,7 miliardi), mentre in Veneto è salito di 92 miliardi, aggiornando il totale a 898,6 miliardi di euro.

 

 

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