Ultima, ma strategica

Dieci società di gestione, una gamma prodotti con oltre 50 fondi, e tre grandi novità pronte entro la fine dell’anno. E’ questo il biglietto da visita di Legg Mason, gruppo di asset management che ha aperto da poco una sede italiana perché, come rivela Maurizio Ceron, business development manager, nonostante la crisi l’Italia è uno dei mercati più importanti d’Europa.

 
Vista la crisi del risparmio gestito non sembra il momento ideale per debuttare in Italia. Cosa vi ha spinto ad aprire una sede nel nostro paese?
Gli ultimi dati sul risparmio gestito parlando da soli, ma dall’altro lato c’è da considerare l’arrivo della MiFID e l’esistenza di un mercato che si sta aprendo all’architettura aperta. In un tale contesto, un player globale non può non essere presente in Italia, uno dei mercati più importanti d’Europa. Per Legg Mason l’Italia era l’ultimo paese da presidiare fisicamente. 
 
Non temete che la crisi, che oggi tocca soprattutto le realtà italiane, si trasformi in un effetto domino sull’intero settore?
Il mercato sta scontando due fattori: la crisi dei mercati, partita un anno fa, e la disaffezione dei clienti verso i prodotti del risparmio gestito, che può essere indotta o meno. Non credo però nella scomparsa del prodotto fondo comune. Stiamo vivendo una situazione anomala. La vera scommessa, oggi, è quella di offrire consulenza. Bisogna aumentare il livello di conoscenza dei clienti rispetto alla pianificazione finanziaria. Non bisogna più lavorare nella logica di promozione del prodotto. Il cliente oggi vuole sapere cosa compra. 
 
La consulenza sarà determinante anche per la ricerca di partner distributivi?
Al momento ci stiamo focalizzando su gestori professionali, fondi di fondi, gpf, clientela istituzionale, ma abbiamo avviato contatti con realtà di private banking, che dovremmo chiudere dopo l’estate. Sicuramente cerchiamo reti che ci consentano di fornire il valore aggiunto della consulenza. 
 

L’intervista completa è pubblicata sul numero di agosto del mensile ADVISOR.

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