Bper, un utile da record

A causa della guerra tra Russia e Ucraina, scoppiata ad inizio anno, i primi mesi del 2022 hanno visto le banche italiane pagare un conto salatissimo sul fronte internazionale. Come scrive L’Economia de Il Corriere della Sera, Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno dovuto spesare le proprie partecipazioni in Russia e nell’area di guerra già a partire dal primo trimestre, ma alla prova di metà anno le preoccupazioni rimangono.

Intesa ha confermato gli obiettivi del piano industriale, grazie alla diversificazione del proprio business e i 2,354 miliardi di utile netto sarebbero 3,276 miliardi, escludendo le rettifiche di valore legate alle operazioni belliche tra Russia e Ucraina.

Unicredit, che negli ultimi mesi ha dato il via a un piano di buyback azionario da 2,6 miliardi di euro, nel secondo trimestre ha realizzato utili netti per 1,5 miliardi di euro, Russia esclusa. In Italia i ricavi sono aumentati del 2,9% rispetto a un anno fa, in Germania del 12,7% e nell’area dell’Europa Centrale del 14,8%. Quindi nel complesso il gruppo cresce da sei trimestri.

Nella prima metà del 2022, le principali sei banche commerciali italiane hanno realizzato utili netti per 6,7 miliardi di euro, in crescita del 7,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando gli utili si attestarono a quota 6.145,64 milioni a causa della pandemia. Intesa e Unicredit, invece, hanno ottenuto da sole oltre 4,6 miliardi di utili.

Anche Banco Bpm e Bper hanno mandato in archivio un periodo ottimo. La prima ha realizzato il miglior utile netto adjusted dalla nascita del gruppo nel 2017, con 497 milioni di euro, in crescita di oltre il 30% rispetto alla prima metà del 2021, con componenti non ricorrenti pari a 113 milioni di euro.
Bper ha completato l’acquisizione di Banca Carige e ottenuto un risultato straordinario, con 1,384 miliardi di utile netto nel semestre.

Tra le altre realtà, bene anche gli utili netti del Banco di Desio (+46,9%) a 54 milioni di euro e lo slancio oltre quota go0 milioni di Mediobanca, che ha chiuso il proprio esercizio lo scorso 30 giugno.

La flessione dei mercati ha penalizzato il settore dei gestori del risparmio e i loro utili: solo Finecobank è risultata in crescita del 2,6%, mentre Banca Generali e Mediolanum hanno frenato.
Nel complesso il momento rimane molto incerto, e se nei prossimi esercizi le banche potranno beneficiare di una risalita dei tassi di interesse, i rischi legati alla crescita economica consigliano di essere cauti. A dimostrarlo è la Borsa stessa: le prime sei banche italiane all’inizio dell’anno venivano valutate complessivamente 83,755 miliardi di euro. Venerdì 2 settembre la loro capitalizzazione è scesa a 60,926 miliardi, quasi il 3o% in meno.
Le uniche a fare meglio dell’indice della Borsa di Milano sono state proprio Banco Bpm e Bper.

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