Banche, reti alla riscossa. Salgono le commissioni

Tempi duri per le banche. Gli istituti italiani, negli ultimi quindici anni, hanno visto andare in fumo circa 12 miliardi di euro di ricavi, un quinto del totale, a causa del lungo perdurare di tassi negativi o rasoterra, oltre che delle numerose crisi che hanno stravolto l’economia italiana.

Come riporta Il Sole 24 Ore, di fronte a questo scenario, gli istituti si sono tutelati – o almeno ci hanno provato – provando a cambiare approccio e riuscendo a compensare i minori introiti da interessi con le sempre più importanti commissioni.

Dal 2007 ad oggi, un grande cambiamenti per le banche. Dalla crisi Lehman alla recessione fino ad arrivare al debito italiano, le banche si sono profondamente trasformate, anche a causa delle sempre più crescenti trasformazioni delle Popolari in Spa e delle aggregazioni bancarie. Così, oltre al classico dare-prendere denaro, si è affiancato il business della consulenza a famiglie e imprese, alla gestione del risparmio e della ricchezza, alla bancassurance.

La ricerca condotta da Excellence Consulting dà una buona misura del cambiamento. La società ha infatti deciso di analizzare i bilanci delle prime sei banche commerciali (Intesa Sanpaolo, Unicredit, BancoBpm, Bper, Mps e Crédit Agricole, a cui si aggiungono i dati delle ormai ex Ubi, Veneto Banca, Pop. Vicenza e Creval) e delle prime sei banche reti (Fideuram, Mediolanum, Fineco, Banca Generali, Allianz, Azimut) tra il 2007 e il 2021.

Il primo dato che salta all’occhio è sicuramente il prosciugamento netto dei ricavi complessivi del sistema, che è andato progressivamente diminuendo: dai 59 miliardi di euro del 2007 si è passati ai 47 del 2021, con una perdita secca di 12 miliardi. “Una discesa dovuta sopratutto al drastico calo dei tassi di interesse e quindi dei prezzi del credito, a cui si associa il peso del razionamento del credito” – ha affermato Maurizio Primanni, ceo della società di consulenza.

Il futuro sarà segnato inevitabilmente dal cambio di approccio della Bce, che ha iniziato un’inversione sui tassi destinata a ridare ossigeno a questa fonte di ricavi. Più peso riceveranno sicuramente i ricavi da commissioni, come gli introiti da gestioni individuali e collettive, le fee sugli investimenti o sul collocamento di titoli e fondi, in quanto i ricavi derivanti dalla vendita di prodotti e servizi assicurativi sono diventati il nuovo mantra per tutte le banche in questi anni. Un cambio chiesto dalla stessa Vigilanza Bce, che ha imposto alle banche commerciali di rivedere il modello di business e privilegiare fonti ritenute più stabili, durature e a maggiore valore aggiunto.

“Le commissioni sono salite ma la strada è ancora lunga. Le banche commerciali devono aiutare la clientela retail a migliorare il profilo di spesa, favorendo così la generazione di risparmio che può essere poi canalizzato. Basta vedere quanto è migliorata la voce commissionale delle banche reti” ha aggiunto Primanni.

E proprio le banche costruite sulle reti di consulenti e advisor sono state quelle che hanno continuato ad aumentare i ricavi, quasi triplicati tra il 2007 e il 2021 (da 2,1 miliardi del 2007 a 5,7 miliardi), con le commissioni nette che hanno registrato una crescita di oltre 3 miliardi. “La differenza tra banche commerciali banche reti testimonia che c’è ancora un potenziale importante di maggiori ricavi da commissioni nette a disposizione delle prime” ha concluso Primanni. “Oltre agli investimenti in tecnologia e formazione, serve un cambio di focus strategico e una rivisitazione del modello di consulenza con lo sviluppo di efficaci competenze di rete”.

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