Pubblichiamo di seguito un interessante post apparso su LinkedIn a firma Paolo Martini, ad di Azimut Holding, dedicato al rapporto tra consulente e cliente.
Il cliente è il tuo miglior amico?
Oggi vorrei toccare un tema a lungo dibattuto sui libri, sui social e nei convegni. Avere come cliente un amico è corretto o si crea una pericolosa distorsione dannosa per entrambi? Il Consulente che sentendosi emotivamente coinvolto non riesce a gestire al meglio la relazione e il cliente a cui, alle volte, manca il coraggio di dire quello che pensa proprio per non rovinare un’amicizia magari pluridecennale.
Non esiste naturalmente una risposta giusta o sbagliata. Avendo avuto la fortuna di incontrare nella mia storia professionale almeno 6000 tra consulenti e private banker, ho visto che ci sono due macro scuole di pensiero.
La prima che racconta che tutti gli amici devono diventare clienti perché offrendo valore aggiunto è corretto che chi ci sta vicino ne tragga beneficio e la seconda che, invece, sottolinea la necessità di non mischiare troppo (zero è impossibile) la vita privata e con quella professionale.
La prima scuola di pensiero, soprattutto oggi dove grazie al mondo dei social e alla tecnologia è più facile restare in contatto, è quella prevalente perché la fiducia, come sappiamo bene, è alla base del rapporto Consulente-Cliente.
Quindi si opta spesso per creare un forte legame tra vita professionale e vita privata in cui gli amici diventano i primi clienti e i primi sponsor (se il professionista merita fiducia). Si mette in conto di dover gestire alcuni momenti relazionali difficili magari dettati da mercati sfavorevoli ma è un prezzo che entrambe le parti accettano di pagare perché alla fine ne vale davvero la pena.
Voi cosa ne pensate? Da che parte state? Mi piacerebbe sapere il vostro parere.