Le eccezioni esistono

Se non è così, forse vi farà piacere lo stesso dimenticare per un po’ lo studio della modulistica MiFID o riporre il vostro business plan multimilionario per aprire uno studio da consulente indipendente (e con gli obblighi e i vincoli che sono previsti nella normativa secondaria è decisamente più semplice aprire una centrale nucleare), per una puntata (apparentemente) leggera di questa rubrica.
Vorrei infatti darvi una dritta su quello che è, a mio avviso, il migliore studio legale italiano nel campo del diritto finanziario.
Di sicuro qualcuno già pensa a pubblicità occulta o altre nefandezze ormai del tutto comuni, ma vi posso garantire che non ho alcun interesse a parlare bene di miei colleghi.
Anzi; non è che mediamente la categoria sia composta di luminari, compreso ovviamente il sottoscritto; tuttavia non è solo una questione di capacità tecnico giuridica.
Si tratta, infatti, essenzialmente di persone per bene, con una notevole dose di umiltà (merce rara) e un’altrettanta notevole voglia di lavorare.
Alcuni li conosco da anni e so quello che dico dato che me li trovo spesso come avversari.
Da questo punto di vista sono sempre stati di grande correttezza e, anche se non mollano mai l’osso, di scorrettezze non ne ho mai vista una, neanche da lontano.
Aggiungiamo che sono mediamente giovani, sanno lavorare in team, costano poco e in più (chi so io) è anche una donna affascinante, direi che di meglio si fa fatica a trovare sulla piazza.
Dopo anni che critico la Consob, devo confessare che la funzione legale della Commissione è, secondo me, a livelli di eccellenza.
Come il giudice particolarmente versato nella materia o il giornalista realmente libero, anche un efficiente servizio legale pubblico è, a mio avviso, una risorsa di cui tutta la collettività finanziaria gode ed è importante che si mantenga e si rinnovi con uno stile sobrio.
Molte di queste persone, e il discorso vale per tanti legali delle authorities, sono colleghi che decidono di restare lì perché credono nel loro lavoro e, anche se può far sorridere dirlo in un paese di furbi, nell’utilità pubblica di quello che fanno.
Trovare un impiego in uno studio del libero foro o presso un intermediario è relativamente facile e molti lo fanno, ma tanti restano e non sono certo i peggiori.
A questo punto sono andato troppo contro la mia natura maligna e comincio a sentire un certo rimorso, devo quindi fare un ultimo pensierino: come mai la produzione regolamentare e soprattutto gli orientamenti forniti dall’autorità di vigilanza sono spesso criticabili sul piano tecnico giuridico?
Forse che prevalgono, non che sia un male, orientamenti di politica generale di governo del settore sugli aspetti più squisitamente giuridici?
Non so quali siano i rapporti di potere interni, e Dio me ne scampi, ma immagino che, come nelle aziende, il legale dell’autorità di vigilanza abbia un peso piuttosto modesto de jure condendo.
Atteso però che alcuni dei prodotti principali dell’azienda Consob sono norme (di vario livello) e che ci sono le competenze, ci si attenderebbe di meglio.
Devo dire che, dopo aver molto riflettuto, mi sono convinto che la causa di tutto non è né l’incompetenza, né la politica, né altro.
E’ proprio il sistema che fa acqua, giuridicamente (e logicamente) parlando.
 
Nel 1931 Kurt Gödel ha dimostrato che «Se un sistema assiomatico può dimostrare la sua stessa coerenza, allora esso deve essere incoerente», le autorità di vigilanza devono rendere coerente un sistema che, tra gli altri, si basa su due assiomi: «l’intermediario deve perseguire il miglior interesse del cliente» e «l’intermediario deve perseguire il suo fine di profitto».
Neanche il miglior giurista del mondo ci riuscirebbe. 

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