Consulenti: ecco le pagelline di metà anno, rete per rete

A settembre, si è soliti dire, si torna sui banchi di scuola. Per certi versi sarà così anche per il mondo della consulenza finanziaria in Italia, con le principali reti che, dopo il naturale basso profilo del periodo estivo, si troveranno a dovere affrontare una seconda parte del 2022 che si annuncia certamente sfidante, specie considerando anche il contesto di mercato e quello politico. Per cercare di capire come si presenteranno all’appuntamento i principali protagonisti del settore, BLUERATING ha voluto stilare una sorta di “griglia di partenza” sulla base di alcuni elementi di giudizio oggettivi raccolti nella prima metà dell’anno (dati Assoreti su afflussi netti, procapite, procapite gestito e variazione organico. Per ciascuno di questi fattori abbiamo assegnato un punteggio a scalare, dal migliore al peggiore, sommando infine il montante complessivo dei punti ottenuti nelle quattro categorie). A questi numeri abbiamo affiancato una valutazione ragionata su quanto fatto dalle singole reti fino ad ora, con tanto di considerazione finale racchiusa, a seconda dei casi, in una parola o in una frase; perché se è vero il detto che gli esami non finiscono mai, allora anche i giudizi sono inevitabili.

12 posto: Consultinvest, RIMANDATA

Se osserviamo le classifiche parziali e quella finale il verdetto è inoppugnabile: Consultinvest arriva ultima su ogni fronte. Ecco perché sinceramente non si può fare altro che “rimandarla a settembre” sperando che la squadra guidata dall’amministratore delegato e fondatore Maurizio Vitolo possa raggiungere gli obiettivi definiti a inizio anno dalla società, tra i quali, come dichiarato a Bluerating da Domenico Loizzi, responsabile area business, vi era la volontà di essere “ancora tra gli attori primari del mercato”. Sicuramente le basi solide ci sono, dato che la rete nel 2021 era stata anche molto attiva sul fronte delle operazioni straordinarie e delle collaborazioni (si pensi alla fusione con Solidarietà e Finanza e la partnership con Zenit), con le masse gestite, la raccolta netta, il reclutamento di consulenti, le commissioni attive e gli utili societari, che erano cresciuti a doppia cifra. Probabilmente la società deve semplicemente oleare di nuovo gli ingranaggi per tornare a mostrare quello che sempre è stata e che ancora è, cioè una realtà di eccellenza del settore.

11 posto: Azimut, INCOMPRESA

Ammettiamolo, è un po’ la sorpresa della classifica. Vedere Azimut in penultima posizione non può non far rumore, anche alla luce degli innumerevoli spunti offerti dalla società in materia di innovazione dell’offerta (si pensi alla scelta di rendere più “pop” gli investimenti alternativi), di attenzione al mercato (le continue iniziative di confronto con i professionisti e la clientela, dall’Ali Expo ai contributi educational sui social) e di crescita strutturale (basta guardare la presenza all’estero). Il gruppo probabilmente paga i “soli” 281,9 milioni di raccolta complessiva tra gennaio e giugno, nonostante questi evidenzino una buona qualità della stessa, con una presenza consistente di gestito. Parafrasando alcune dichiarazioni del presidente Pietro Giuliani, che ha più volte sottoliato alla stampa quanto il valore di borsa della società fosse sottostimato rispetto al “fair value”, lo stesso ci sentiamo di dire vedendo la classifica finale dei punti: certamente Azimut merita di più di questa posizione e con ogni probabilità a fine anno lo scenario sarà differente. Per ora, viene da dire, siamo di fronte a una semplice “incomprensione” di passaggio.

10 posto: Widiba, IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

Considerando l’oggettiva incertezza che aleggia intorno al futuro della capogruppo, non si può di certo biasimare quanto ottenuto in classifica da Widiba, una delle reti più giovani e digitali del settore. I consulenti guidati da Nicola Viscanti sono sicuramente tra i più preparati del mercato (e la spinta continua alla valorizzazione della certificazione secondo lo standard UNI-ISO UNI 11348:2018 è lì a ricordarcelo) e le iniziative promosse da inizio anno dalla società sono importanti (gli accordi con Candriam e Algebris Investments), così come degni di nota sono gli ultimi sviluppi dell’offerta sulla piattaforma Wise (ad esempio la nuova modalità di riconoscimento facciale in fase di apertura conto). Quello che però probabilmente frena ancora la definitiva affermazione della rete è forse la mancata possibilità di emanciparsi totalmente da una proprietà, Monte dei Paschi di Siena, che allo stato attuale sul biglietto da visita è più un fardello che un’opportunità, data la fama non propriamente impeccabile della stessa sul fronte dell’opinione pubblica. Non resta quindi che augurare a Viscanti e soci un futuro più chiaro su questo fronte, con la speranza, per dirla come il ragazzino del celebre film di Lina Wertmüller, che se la possano cavare al meglio delle possibilità.

9 posto: Credem, TRADIZIONALISTA

Rete che forse più di tutte vive della sinergia con la propria banca di riferimento, Credem ha vissuto una prima parte di 2022 all’insegna della solidità. In riferimento alla capogruppo troviamo da registrare l’importante addio dello storico direttore generale Nazzareno Gregori, il quale ha manifestato l’intenzione di beneficiare del diritto pensionistico alla fine di gennaio 2023; da buona banca “tradizionale” il consiglio di amministrazione ha designato al suo posto l’ex condirettore generale Angelo Campani, all’insegna della totale continuità. Sullo sfondo, lo scorso luglio il segmento dell’advisory aveva deciso di potenziale le sinergie tra le due anime del gruppo, Credem e Banca Euromobiliare, creando Credem – Euromobiliare Private Banking, società focalizzata sulla gestione della clientela con importanti patrimoni che rappresenta l’unione appunto di Banca Euromobiliaree della struttura di private banking di Credem. Nell’attesa di capire quali risultati porterà questa operazione, per ora registriamo una posizione da metà classifica nella raccolta netta, mentre il procapite del gestito è ancora un po’ basso. Ma si sa, come nella migliore delle tradizioni bancarie, l’amministrato ha pur sempre il suo perché.

8 posto: Deutsche Bank FA, ASPETTANDO GODOT

La celeberrima operata teatrale di Samuel Beckett incentrata sul tema dell’attesa bene si adatta all’attuale momento vissuto da Deutsche Bank Financial Advisors: una tra le migliori reti del panorama italiano, che però aspetta da diversi mesi di intraprendere appieno il nuovo corso derivante dall’acquisizione da parte di Zurich Italia. In seguito ad alcune lungaggini burocratiche è infatti arrivata solamente lo scorso luglio la notizia dell’ottenimento, da parte di Zurich Bank, dell’autorizzazione allo svolgimento dell’attività bancaria e dei servizi di investimento, rilasciata dalla Banca Centrale Europea. Nel mentre la brillante squadra guidata da Silvio Ruggiu ha avuto il tempo di confermare ancora una volta la bontà del proprio modello, sfiorando il podio nel procapite e proseguendo un cammino virtuoso nel reclutamento, con diversi nuovi ingressi di spessore. Con un nuovo inizio alle porte, si parte già da una base solida.

7 posto: CheBanca! L’ETA’ DELLA RAGIONE

Quella che è una delle reti maggiormente emergenti del nostro mercato sta diventando ormai adulta. Nonostante le turbolenze che hanno caratterizzato lo scenario gli ultimi mesi, CheBanca! ha chiuso l’esercizio con ottimi risultati commerciali e una significativa crescita di masse, ricavi ed utile netto, confermando la resilienza del modello di business e dando ormai l’ennesima prova di essere diventata a tutti gli effetti una grande protagonista del panorama italiano. Se i fasti “dell’adolescenza” rimangono ancorati nella storia, il futuro della realtà guidata da Duccio Marconi è votato all’adozione di una struttura sempre più consapevole e indirizzata verso lo sfruttamento delle sinergie con la capogruppo. Dopo aver celebrato lo scorso luglio il primo lustro della rete con un evento ad hoc, CheBanca! si prepara ad affrontare con fiducia la seconda parte del 2022, già forte dei buoni risultati ottenuti fino ad ora nella raccolta, nel procapite e nei reclutamenti.

6 posto: Bnp Paribas LB, TALENTO TASCABILE

Ci avviciniamo ai piani alti della classifica con quella che probabilmente è una delle reti più virtuose nei risultati, rapportati alle proprie dimensioni di organico. Per dirla in termini più commerciali, nelle botti piccole c’è il vino buono e così Bnl Bnp Paribas Life Banker, società che è quart’ultima per dimensione complessiva di organico tra le realtà che comunicano i propri dati ad Assoreti, è puntualmente ai piani alti delle classifiche nostrane, specie in riferimento al procapite nel gestito, dove è addirittura seconda. Non resta quindi che complimentarsi con Ferdinando Rebecchi per il lavoro svolto nel corso di questi anni, impegno proseguito nella prima parte del 2022 a suon di reclutamenti e numeri importanti nella masse in gestione: di questo passo, l’obiettivo dichiarato di superare i 1000 professionisti entro il 2025 sembra essere una mera formalità.

5 posto: Fideuram Ispb, IL GIGANTE BUONO

E’ la stabile primatista degli afflussi netti ogni mese che passa, nonché la rete più antica per tradizione. Come si fa a non essere affezionati al “gigante buono” Fideuram Ispb, che da oltre 50 anni rappresenta l’ammiraglia nazionale della consulenza finanziaria, con più di 6500 consulenti appartenenti alle società del gruppo? Certo, magari la percentuale di gestito negli afflussi non è tra le più alte, ma con ogni probabilità questa specifica rientra nella natura delle sue dimensioni, elemento che rende più complicato svolgere una strategia più tipicamente “da boutique”. Un colosso figlio di un passato glorioso, ma che guarda con fiducia anche al futuro e ne è la prova l’evento dello scorso luglio denominato Next Generation Private Banker, riservato ai giovani private banker delle reti Fideuram, Sanpaolo Invest e IW Private Investment. La seconda parte del 2022 con ogni probabilità la vedrà ancora lì, davanti a tutti nella raccolta.

4 posto: Banca Generali, CUOR DI LEONE

Fuori dal podio per un soffio, ma sempre sulla cresta dell’onda. Banca Generali, società guidata dall’amministratore delegato e direttore generale Gian Maria Mossa, continua a fare la parte del leone (di Trieste) nel mercato italiano: nel procapite la rete è seconda solo a Fineco, mentre sfiora il podio sia sul fronte della raccolta netta che su quello dei nuovi ingressi. I frutti della strategia commerciale pagano (interessante anche la scelta di ampliare il raggio d’azione sui certificati, diventando il primo distributore ad aprire una finestra anche sul mercato secondario rivolta a tutti gli operatori di mercato), specie perché sorretti anche da un’attenzione particolare al tema della sostenibilità, vero e proprio fiore all’occhiello della società e punto cardinale del piano industriale. Per un ruggito, è il caso di dirlo, sempre più green.

3 posto: Banca Mediolanum, VISIONARIA

Il 2022, primo anno vissuto senza la presenza dell’indimenticabile padre fondatore Ennio Doris, è partito come sempre, con la volontà di guardare con fiducia al futuro del risparmio e della consulenza finanziaria, nonostante un contesto di mercato e geopolitico certamente non semplice. D’altra parte questo è sempre stato l’insegnamento di Doris, la “visione” di Banca Mediolanum. Stare vicino ai clienti, specie nei momenti difficili, come ha sottolineato di recente il direttore commerciale Stefano Volpato “Grazie al lavoro di consulenza dei nostri family banker, siamo costantemente al fianco dei clienti e il dialogo si rivela l’arma migliore per far comprendere il contesto economico. Oggi siamo dinanzi a un ossimoro: lasciando i propri risparmi in conto corrente perché sopraffatti dalla paura, si va incontro a una perdita certa, proprio a causa del lavoro di erosione svolto dall’inflazione”. Parole a cui seguono fatti, dato che la società è in ottima posizione sul procapite gestito, così come nella raccolta complessiva: se poi ci aggiungete la seconda posizione assoluta sul fronte dell’incremento di organico, allora il quadro risulta essere ancora più convincente.

2 posto: Allianz Bank FA CORAZZATA

Teutonica, rocciosa, inaffondabile. Una vera e propria corazzata dell’advisory e del risparmio gestito, Allianz Bank FA ha probabilmente nella sua grande tradizione assicurativa i pilastri della propria resilienza. Guidata dalla leadership lucida e lungimirante di Paola Pietrafesa, la banca-rete di consulenti finanziari e private banker controllata da Allianz Spa ha iniziato ancora una volta l’anno col botto, dopo un 2021 già indimenticabile, chiuso con un profitto di oltre 24,2 milioni di euro (interamente mandato a riserva) rispetto a quello di 13,4 milioni dell’esercizio precedente. La società è la dominatrice incontrastata della classifica del procapite gestito, segno evidente di una raccolta che ha puntato fortemente sulla qualità oltre che sulla quantità (dove comunque Allianz Bank FA figura in prossimità del podio).

1 posto: Fineco FUORICLASSE

Ogni dubbio su come avrebbe retto dopo l’addio di Unicredit è svanito, l’emancipazione dal gruppo francese non ha fatto altro che rafforzare ulteriormente lo spirito di appartenenza di una società che da sempre si è posta come modello di avanguardia dei servizi di consulenza finanziaria. Digitale dalla nascita, concreta per attitudine, la squadra di Alessandro Foti riesci a combinare come poche altre realtà una forte propensione all’innovazione (si pensi alla recente spinta sugli etf, strumento fino “tubù” per le reti italiane) con una proposta di consulenza sui canali tradizionali di alta qualità. Seconda per afflussi netti annuali, prima per incremento di organico e per procapite e infine terza per procapite gestito, Fineco si guadagna di diritto lo scettro di prima della classe in questo 2022, per un risultato netto e senza appello, come solo i veri campioni sanno regalare.

Qui di seguito tutte le classifiche:





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