Napoleon Hill è stato uno dei primi autori a trattare il successo personale. Il suo lavoro più famoso è “Think and Grow Rich” (tradotto “Pensa e Arricchisci Te Stesso” nella versione italiana). In questo scritto come in altri ha dichiarato: “Ciò che la mente può concepire e credere, può realizzarlo”. Secondo Hill, il 98% della gente non crede fermamente in qualcosa, mettendo così il successo al di fuori della propria portata.
La giusta ricetta
Napoleon Hill, intorno ai primi del ’900, era determinato trovare a tutti i costi la ricetta del successo. A suo avviso dovevano assolutamente esistere dei principi che permettessero di raggiungere alle persone il successo. Spinto dal suo mentore, Dale Carnegie, Hill cercò di ottenere la formula del successo intervistando oltre 500 persone, tra cui figure come Henry Ford, George S. Parker, King Gillette, Thomas A. Edison, Theodore Roosvelt, Wilbur Wright e tanti altri ai fini della sua ricerca. Il suo viaggio di ricerca è durato 20 anni ma i risultati che ha ottenuto sono diventati dei principi fondamentali che da oltre cento anni hanno realizzato il successo di chiunque li abbia applicati. Secondo il saggista, il primo passo verso il successo è crederci, avere determinazione e un piano di azione. La maggior parte delle persone demorde al primo ostacolo, oppure non parte neppure nel tentativo di realizzare qualcosa a cui tiene, perché non ci crede, non è abbastanza motivata ad agire. La causa del fallimento, dunque, è dentro di noi, non fuori. Il primo fallimento avviene nella nostra mente. Il desiderio, secondo Hill, è una disposizione mentale che ci spinge fino all’ossessione, e poggia le sue fondamenta sulla progettazione e sulla tenacia.
Bruciare i ponti
La fiamma del desiderio può spingerci fino a bruciare i ponti che ci legano a una realtà sicura ma che ci impedisce di realizzarci. Secondo Hill, “un’altra debolezza che appartiene a troppa gente è la consuetudine di misurare tutto e tutti con le proprie impressioni e le proprie convinzioni”. Su questo punto voglio porre una particolare attenzione. In sostanza lo studioso mette in evidenza quanto troppe persone considerino il proprio punto di vista come se fosse l’unica verità. La non accettazione di un punto di vista diverso porta a chiudersi e a non considerare possibili alternative. Detto questo, non dobbiamo quindi mai perdere di vista che la nostra rappresentazione di un evento è la nostra elaborazione della realtà, non la realtà. È semplicemente l’elaborazione basata su ciò che i nostri sensi hanno filtrato. Il noto psicoterapeuta Carl Jung esprime lo stesso concetto in questi termini: “La percezione è proiezione”. In sostanza il mondo che vediamo è semplicemente una proiezione delle nostre convinzioni. Attenzione a questo processo, quindi, perché potrebbe diventare un tranello nella relazione con il cliente e allontanarci dai nostri obiettivi. Partire dal presupposto che ciò di cui siamo convinti sia l’unica verità potrebbe portarci a dare per scontate e assodate alcune informazioni e a perdere parti importanti durante un dialogo. Per evitare questo inganno da parte della mente, approcciamo il cliente sempre con occhi nuovi e aperti, tesi a scoprire nuovi aspetti della sua vita, senza mai più dare nulla per scontato. E ricordiamo che, come dice Proust:“Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.