Consulenti ed Etf, quell’attrazione fatale

Prima sconosciuti, poi temuti, ora apprezzati e, per certi versi, amati. Sono gli Etf che sbarcavano venti anni fa alla Borsa Italiana i primi iShares e Lyxor, gli uni del colosso BlackRock, gli altri finiti al colosso transalpino Amundi. Oggi sono tra gli strumenti finanziari che fanno del mercato italiano una tra le piazze più importanti in Europa per la loro negoziazione. Oltre a crescere in termini quantitativi raggiungendo oggi la cifra vicina ai 110 miliardi, gli Etf si sono evoluti anche dal punto di vista quantitativo. Dalla semplice replica di indici, paesi, settori, sono stati progressivamente introdotti quelli cosiddetti a leva, quelli attivi e quelli tematici e da ultimo quelli Esg. I consulenti finanziari vedevano questo strumento inizialmente con sospetto, in quanto negazione della gestione attiva e quindi considerati prodotti a basso valore aggiunto. Il settore della consulenza finanziaria si è poi evoluto in una direzione impensabile fino a pochi anni fa. Si è passati da tre quarti dei consulenti finanziari che sceglievano in modo autonomo il singolo fondo da proporre al cliente e solo a un quarto che seguiva le soluzioni di investimento proposte dalla mandante a un rapporto inverso.

Chiarezza sui costi
A innescare queste dinamiche ci sono stati almeno tre fattori. Il primo è la normativa che ha imposto una maggior chiarezza e trasparenza sui costi e sulle retrocessioni degli asset manager ai distributori. Il secondo fattore è stata la progressiva capacità degli Etf di generare performance interessanti a volte anche superiori ai fondi cosiddetti a gestione attiva penalizzati da commissioni di gestione più elevate che ne hanno messo a dura prova le performance in epoca di tassi zero. Il terzo fattore che spiega il successo degli Etf è stata la loro consacrazione come ingredienti nei modelli di consulenza evoluta e, per certi versi, anche nei modelli fee-only. Il modello di consulenza evoluta è stato adottato da molte delle reti dei consulenti finanziari che ne hanno visto il potenziale sia per i clienti che per i professionisti. Oggi in Italia abbiamo oltre trenta emittenti di Etf, a cui si è aggiunto da pochissimo un primo emittente italiano. Fineco Asset Management (FAM), società di gestione del risparmio interamente partecipata da FinecoBank, ha quotato su Borsa Italiana i suoi primi 11 Exchange traded fund. Il gruppo è diventato così il primo emittente italiano di Etf, proseguendo nella strategia di investire in un maggiore controllo della catena del valore condividendone i vantaggi con i clienti, tramite soluzioni di investimento a costi contenuti. La società ha sviluppato internamente 6 Etf azionari e 5 obbligazionari: di questi, 8 sono classificati tra i prodotti a norma dell’articolo 8 Sfdr, ovvero promuovono, tra le altre, caratteristiche di sostenibilità ambientale o sociale, o una combinazione tra le due.

Valore aggiunto
Da prodotti visti con sospetto e sufficienza oggi gli Etf rappresentano un’alternativa efficiente a disposizione dei consulenti finanziari per bilanciare i portafogli dei propri clienti. Certamente centrale rimane la capacità del consulente finanziario di fare da guida nell’interpretare la mappa progettuale del singolo cliente in termini di profilo di rischio, di obiettivi e di orizzonte temporale. Prodotti efficienti con costi contenuti non tolgono spazio al buon professionista ma viceversa offrono l’opportunità di creare valore aggiunto per i propri clienti che saranno ben lieti di riconoscerne il valore.

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