Il vero “Grande Reset” sarà nella consulenza

Il “Grande Reset” è una bizzarra teoria complottista che ipotizza una rete di poteri forti con al centro il World Economic Forum, Bill Gates, George Soros e altre amenità. Ma il suo concetto può essere più intelligentemente usato per definire quanto è accaduto nel mondo della consulenza finanziaria che si deve confrontare con uno scenario economico molto diverso già oggi da quello dell’immediato passato. Tutto è nato con la fine di un decennio di forte crescita monetaria e questo non sarà senza conseguenze. L’aumento dell’inflazione sta avendo un impatto sui consumi e prolungati effetti negativi sui risparmi, così come il ritorno al più grande trasferimento di asset mai visto (550 miliardi di euro di deflussi dalle obbligazioni e 675 miliardi di afflussi di risparmio gestito nel decennio 2012-22) potrebbe rendere in futuro le banche-reti di financial advisor incapaci di raccogliere nuovo denaro negli asset gestiti. Nell’ultimo decennio i tassi bassissimi e il conseguente mercato rialzista secolare sulle azioni sono stati la ricetta perfetta per il ciclo più forte di sempre per il risparmio gestito.

Ma l’impatto dell’inflazione cambia tutto: i flussi dedicati al risparmio potrebbero crollare del 60%-70%, di circa 110 miliardi di euro/anno. Per le banche-reti, la carenza di denaro che fluisce nei prodotti di gestione patrimoniale può essere quantificata in circa 20 miliardi l’anno, corrispondente al 60% degli afflussi del 2021. E sarà un trend strutturale. Una potenziale revisione del mix di asset delle famiglie dopo il balzo dei tassi di interesse dal secondo trimestre di quest’anno rappresenta un rischio ancora maggiore. Ipotizzando uno switch del 10% degli asset verso i bond in 2-3 anni, finanziato principalmente attraverso lo switch di masse dall’asset management, 290 miliardi di euro potrebbero confluire in obbligazioni e 190 miliardi potrebbero defluire dall’asset management. Per i gestori patrimoniali, ciò potrebbe significare un deflusso di 30 miliardi, corrispondenti a 10-15 miliardi nel biennio 2023- 2024. Un ulteriore riposizionamento dal 10% al 15% nel medio/lungo termine genererebbe ulteriori 8-12 miliardi di deflussi nei successivi 2/3 anni, dal 2024 in poi. Complessivamente, il settore del risparmio gestito potrebbe perdere nel tempo un totale 500 miliardi di aum, di cui 80 miliardi attualmente nelle mani delle banche-reti. E tale passaggio potrebbe costare tra 800 milioni e 1,2 miliardi di euro in termini di minori commissioni lorde. È questo l’unico, vero, grande reset.

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