Mediobanca, un 2023 tra piano industriale e nuovi vertici

Se Piazzetta Cuccia è stanca di fare la guerra, forse non si può dire lo stesso per i suoi azionisti non si sa. Come scrive Repubblica, dopo gli attriti tra l’ad di Mediobanca Alberto Nagel e i suoi grandi soci Leonardo Del Vecchio (scomparso lo scorso giugno) e Francesco Gaetano Caltagirone, e dopo la battaglia nell’assemblea delle Generali di aprile che ha visto sconfitta la lista per il cda presentata dai due stessi azionisti, c’è chi legge il 2023 come anno se non della pace, almeno della tregua.

Il prossimo anno, infatti, porta due scadenze non banali. La prima è la presentazione del nuovo piano industriale di Mediobanca, che vedrà interessati i due grandi azionisti dell’istituto – Delfin della famiglia Del Vecchio con poco meno del 20% e Caltagirone con il 5,6%. La seconda scadenza è per l’appunto il rinnovo del cda, in concomitanza con l’assemblea che ad ottobre dovrà approvare il bilancio 2022/2023.

Proprio in quell’occasione bisognerà far fronte a due diverse esigenze: quella del management dell’istituto, guidato da Nagel, che punta sempre più a una Mediobanca modello “public company”, e quella dei grandi soci oggi fuori dal cda: comprensibile che chi abbia investito miliardi in piazzetta Cuccia e nella sua partecipata Generali (ne controlla il 12,7%, la maggior partecipazione singola) consideri dovuto anche un ruolo nella governance che si traduca appunto anche in posti in consiglio. E ipotizzabile anche che per i due grandi soci con posizioni sia in Mediobanca sia in Generali, l’ingresso nella stanza dei bottoni della prima sia un modo per entrare nella sala macchine della seconda, nonstante formalmente – e specie con il più recente consiglio – il Leone sia più slegato che mai dai suoi grandi azionisti, compresa la stessa Mediobanca.

Gli scenari che si aprono sono quindi diversi: si va dalla possibilità di un dialogo tra il management di piazzetta Cuccia e i grandi azionisti per una lista che possa dare soddisfazione a tutti a ipotesi decisamente più belliciste: ad esempio quella che Caltagirone e Del Vecchio possano muovere in modo più deciso sul capitale di Mediobanca, addirittura lanciando un’Opa o facendola lanciare a un altro soggetto bancario per poi conferire le proprie azioni.

I temi sul tavolo di Nagel sono quindi diversi e numerosi, ed è rpobsbile che abbia già iniziato a parlare sia con Francesco Milleri, presidente di Delfin, sia con Caltagirone. E mentre Philippe Donnet, Ceo riconfermato a Trieste, vede davanti a sé quasi tre anni di navigazione non troppo agitata sul fronte della governance, il fortunale potrebbe scatenarsi appunto in Mediobanca proprio con l’obiettivo di portarla a cedere la sua partecipazione nelle Generali e avere poi mano più libera sulla compagnia, magari riprovando ad aggregare una compagine di imprenditori italiani. Un progetto che però già una volta si è scontrato con il voto negativo dei fondi, che alla fine a Trieste e in Mediobanca sono i primi veri grandi azionisti.

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