Mps, le tre incognite per il 2023

La cessione del 64% del capitale di Mps torna nell’agenda del governo, come riporta L’Economia de Il Corriere della Sera. “Bisogna favorire un sistema bancario che non ripeta gli errori del passato” ha dichiarato la presidente Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno. “Siamo al lavoro sul dossier Monte dei Paschi di Siena, una situazione molto difficile , gestita fin qui abbastanza pessimamente, con decine di miliardi spesi a carico dei contribuenti. E’ stato fatto un aumento capitale, c’è una ristrutturazione che ci sembra abbastanza solida. Lavoriamo per un’uscita ordinata dello Stato e per creare le condizioni per cui in Italia ci siano più poli bancari italiani”.

Come detto dalla premier, il quadro è abbastanza complesso, con tre capitoli ancora aperti che riguardano il manager, l’azienda e il partner. Il ruolo di Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, è infatti in bilico. Il cambio di governo ne ha indebolito la posizione e Meloni ne ha già chiesto la sostituzione al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Circa l’azienda, in meno di un anno il ceo Luigi Lovaglio ha scritto una pagina importante nella storia del Monte, con l’aumento di capitale da 2,5 miliardi e l’uscita di oltre 4mila dipendenti. Grazie a questo esodo massiccio, nel 2023 il Monte risparmierà circa 300 milioni di euro. Con queste operazioni, Mps è quindi riuscito a dissipare i dubbi sulla continuità aziendale.

Rimane la questione dei partner, con Mps destinata a diventare altro. Come ha detto Meloni, l’idea da realizzare è che nella Penisola ci siano più poli bancari italiani: tra le più ricorrenti ci sono Unicredit ma soprattutto Banco Bpm.

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