Azimut-Unicredit, una questione di feeling tra due fuoriclasse

“Questione di feeling” è un singolo del 1985 cantato da Mina e Riccardo Cocciante. Oltre che una bella canzone è anche un bel titolo per sintetizzare l’operazione più importante nell’industria italiana dell’asset management e in quella della consulenza finanziaria dell’ultimo quinquennio. È la partnership annunciata lo scorso 16 dicembre tra Azimut Holding, l’asset manager e la rete quotata presieduta da Pietro Giuliani e UniCredit, la banca guidata dall’amministratore delegato Andrea Orcel. Un’operazione basata in primo luogo, appunto, sul feeling fra i due fuoriclasse, che si conobbero quando nel 2004 Giuliani quotò Azimut e Orcel, allora in Merrill Lynch, fu il suo banchiere d’affari per lo sbarco a Piazza Affari. Il matrimonio annunciato è molto interessante e originale per il mercato italiano che si fonda su una solida relazione tra i vertici delle 2 aziende, e questo è spesso garanzia di sostenibilità nel tempo della partnership. Inoltre crea valore per entrambi i player: Azimut attiva un nuovo motore di crescita e marginalità tramite l’accesso al bacino di 7 milioni di clienti di UniCredit in Italia rafforzando il suo posizionamento di mercato come asset manager indipendente; mentre UniCredit (che sotto la gestione di Jean Pierre Mustier aveva ceduto Fineco e Pioneer) può riappropriarsi di competenze di asset management che aveva perso e inoltre può avere a disposizione una nuova fabbrica di fondi in tempi brevi grazie al supporto di un operatore globale come Azimut. Infatti oggi è l’unica società di gestione del risparmio in Italia a vantare una presenza globale. Un percorso compiuto dal gruppo in soli 12 anni, varcando i confini italiani ed europei e stabilendo una presenza in 18 paesi, compresi anche quelli emergenti e di frontiera più promettenti. Il deal del quinquennio è solo l’antipasto di qualcosa di più rilevante tra i due gruppi? Può essere. La partnership ha dei rischi? Dal punto di vista borsistico l’operazione per Azimut avvicina il gruppo ai multipli di valutazione delle asset management company che sono diversi da quelli delle financial network advisor company mentre per UniCredit i tempi di esercizio della call a 5 anni sulla joint venture potrebbero essere lunghi, anche se il comunicato parla di possibilità di esercizio anche anticipata al verificarsi di alcune condizioni. Una cosa è certa. Per ricostruire la catena di valore nell’asset management, Orcel ha compreso l’unicità del modello di gestione del gruppo di Giuliani, che per i clienti s’è trasformato in una performance netta generata dal 2018 a oggi dell’8,65%, superiore di 4,40% a quello dell’industria italiana. Ecco perché, oltre alla questione di feeling, all’interno e nel futuro di questa operazione c’è molto di più: poter costruire un polo del risparmio gestito di matrice italiana e respiro internazionale, che possa anche riportare in Italia parte di quello che è stato consegnato in mani straniere.

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