Consulenti preparatevi: può arrivare lo tsunami su un’industria che soffre

Mentre in Europa s’è acceso il dibattito sulla possibile eliminazione delle commissioni di retrocessione (inducement) che se venisse attuata davvero sarebbe uno tsunami per l’industria della consulenza finanziaria italiana, il settore mostra qualche segnale di sofferenza alla luce di un anno difficile come quello appena trascorso. Nei primi undici mesi del 2022 (ultimi dati disponibili quando scriviamo, n.d.r.) la raccolta netta segnalata da Assoreti si attesta a 39,6 miliardi di euro, in flessione di oltre il 21% anno su anno, visto che nel 2021 a novembre eravamo a quota 50,5 miliardi. A incidere sugli apporti è la netta flessione delle entrate nel risparmio gestito: si è passati dagli oltre 37,5 miliardi del 2021 ai 14,3 miliardi attuali, con una discesa superiore al 61%. Discorso diverso per il risparmio amministrato, capace di portare a casa una crescita di oltre il 94%, passando da 12,9 miliardi a più di 25,1 miliardi. Ritornando sui prodotti relativi all’asset management e confrontando il periodo gennaio-novembre 2021 con quello gennaio- novembre 2022, a subire la maggiore discesa di afflussi sono sicuramente gli Oicr, passati da 14,4 miliardi a 2,9 miliardi (-79%). In discesa anche le gestioni patrimoniali individuali (da 6,7 a 3,9 miliardi, -41%) e i prodotti assicurativi e previdenziali (da 16,3 a 7,4 miliardi, -54%). A livello di gruppi, il podio degli afflussi vede al primo posto Fideuram ISPB con oltre 9,3 miliardi, seguita da FinecoBank (7,5 miliardi) e Mediolanum (6,1 miliardi).

Qualche altro numero segnala la difficoltà dell’industria, dovuta anche a una congiuntura complicata. Al 31 dicembre scorso erano 51.575 i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, 575 i consulenti finanziari autonomi, 65 le società di consulenza finanziaria mentre il numero degli iscritti alle prove valutative indette dall’Ocf nel 2022 sono stati complessivamente 7.444. Un anno prima le stesse voci erano pari, rispettivamente, a 51.900, 428, 49 e 7.734. Anno su anno, quindi, c’è stato un lieve calo del numero dei cf e di coloro che hanno voluto intraprendere questa professione sostenendo l’esame. Tutti indizi di una difficile resistenza del settore. Ma pensare che tutto questo possa bastare sarebbe un errore. Bene quindi ha fatto l’Organismo a riproporre nel nuovo anno l’iniziativa “quota giovani”, decisa a fine 2020 con l’intento di favorire l’accesso e la permanenza nell’Albo dei neo-consulenti di età non superiore ai 30 anni, di cui hanno beneficiato nel primo biennio già 1.761 giovani consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede e consulenti finanziari autonomi. In particolare, viene confermata anche nel 2023 la misura che consente ai giovani che hanno superato la prova valutativa, e che si siano iscritti nel medesimo anno all’Albo unico dei consulenti finanziari, di fruire nel prossimo biennio della riduzione del 50% del contributo dovuto all’Organismo.

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