Consulenti, ecco qual è il vostro poker vincente
A quest’ultimo proposito, il 63% degli investitori dichiara di affidarsi allo stesso consulente da almeno 6 anni (più di 10 nel 45% dei casi). Tuttavia nel nostro Paese la domanda di consulenza finanziaria si conferma contenuta, poiché dichiara di ricorrervi solo il 26% degli investitori (-2 punti percentuali rispetto al 2021 ma +9 punti percentuali rispetto al 2019). La scelta di non avvalersi della consulenza è motivata soprattutto dalla percezione che il servizio non sia necessario, a fronte dell’investimento di piccole somme (29%) o in strumenti finanziari semplici (23%), ovvero sia troppo costoso (26%). Anche l’investimento in autonomia riscuote una preferenza circoscritta, essendo segnalato da poco meno di un quarto degli intervistati (31% nel 2021 e 40% nel 2019). In linea con le rilevazioni precedenti, rimane più diffuso l’affidamento a parenti, amici e colleghi (cosiddetta consulenza informale), come indicato dal 45% del campione (dato in crescita rispetto all’anno precedente ancorché stabile rispetto al 2019). Infine gli investitori che si avvalgono dei consigli di un professionista non sempre mostrano piena consapevolezza delle caratteristiche del servizio. Solo il 39% degli intervistati sa che la sua prestazione è riservata ai soggetti iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari. Solo il 15% identifica nella modalità di retribuzione una delle caratteristiche tipiche della consulenza indipendente. Gli individui assistiti da un professionista detengono un portafoglio più diversificato rispetto alla parte restante del campione, per il quale le attività più diffuse rimangono i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali (50% delle famiglie), seguiti da fondi comuni (29%) e titoli di Stato italiani (18%).
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