Caso Credit Suisse, Sileoni all’attacco
Adesso bisogna raggiungere l’obiettivo che tutto resti circoscritto evitando così che la creazione di un clima di sfiducia che oggi, lo voglio dire con forza, non ha ragione di esistere». Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Mattino Cinque News in onda su Canale 5. «La banca svizzera, il Credit Suisse, è finita in dissesto perché negli ultimi due anni sono stati fatti investimenti sbagliati, ci sono state perdite e fughe di capitali e si erano illusi di poter risolvere tutto con l’ingresso nel capitale di ricchissimi fondi mediorientali che invece all’ultimo momento si sono tirati indietro, non investendo altri soldi ma rimanendo sotto la soglia del 10 per cento. Ma c’è anche un altro motivo dietro il dissesto di Credit Suisse: tutte le banche svizzere hanno goduto, per decenni, di una sorta di privilegio, il segreto bancario, che da una parte garantiva loro una enorme quantitativo di denaro da custodire, e dall’altra permetteva anche di rendere difficilmente individuabili i proprietari delle somme depositate in Svizzera. Faceva fatica la magistratura italiana, quella europea e perfino quella svizzera. Negli ultimi 10 anni queste regole sono radicalmente cambiate e oggi le banche svizzere non sono più come un porto in una nebbia. Il silenzio era il grande vantaggio competitivo di tutte le banche svizzere rispetto alla concorrenza del resto del mondo. Tolto il segreto bancario e terminati i vantaggi fiscali per i clienti delle banche svizzere, i gestori dei grandi patrimoni, i fondi, hanno cercato altre soluzioni e altre strade nei cosiddetti paradisi fiscali, come le isole Cayman, Panama, Singapore e alcuni paesi arabi» ha aggiunto Sileoni.
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