Eurovita, dalla questione reputazionale ai diritti dei risparmiatori

Articolo a cura di Daniele Benvenuti.

Il caso Eurovita continua a tenere banco nelle cronache finanziarie, vedendo il commissionariamento e l’affidamento transitorio al Dott. Alessandro Santoliquido (ne abbiamo parlato in questo articolo https://www.bluerating.com/banche-e-reti/782162/eurovita-si-va-verso-lamministrazione-straordinaria), nome di deciso spessore nell’ambito assicurativo, in quanto già in prima linea nell’amministrare sia Amissima (ex Carige assicurazioni) che Sara Assicurazioni. Il compito riservato a è ostico: come riporta lo stesso manager in una nota, la mission è quella di «riuscire in questo periodo a definire una soluzione che permetta alla compagnia di rafforzarsi patrimonialmente a tutela di assicurati, partner distributivi e dipendenti». L’idea è quindi di non lasciare che il colosso (si parla di un capitale in gestione pari a 19 miliardi di euro, che coinvolge 6500 consulenti e promotori finanziari e circa 400 mila sottoscrittori) possa implodere, ma che si possa accompagnare ad una soluzione che segua il principio win-win a favore del comparto assicurativo e a favore della clientela.

NON (SOLO) UNA QUESTIONE DI SOLDI, MA ANCHE REPUTAZIONALE

Il comparto assicurativo, nel ramo di investimento, è negli ultimi anni preso di mira nella divulgazione web più recente, che, fan della gestione passiva, ne condanna i costi onerosi a fronte di performance modeste e non equiparabili a quelle offerte storicamente dal mercato. Per di più, l’attuale aumento dei tassi di interesse ha forzatamente falsato il mercato obbligazionario che presenta ora il fenomeno noto come inversione della curva dei rendimenti (vedi il caso Silicon Valley Bank, https://www.bluerating.com/investments/781706/investimenti-crollo-svb-analisi-di-portafoglio-e-implicazioni) ha posto sotto la lente d’ingrandimento la gestione patrimoniale delle Polizze ramo I e ramo III, che per definizione, garantendo capitale, investono in asset che (dovrebbero essere) meno volatili e comportanti un rischio ridotto. Il punto è proprio questo: già dal 2022 si vociferava di possibili acquisizioni del gruppo assicurativo (https://www.bluerating.com/fondi-e-polizze/769879/eurovita-poker-di-offerte-per-lacquisizione) da parte di importanti player del comparto, ma ora più che di acquisto si tratta di un vero e proprio salvataggio: quanto più per il gruppo, quanto per l’intero settore, che perderebbe una partita importante sul piano della fiducia da parte di clienti e altri attori del risparmio gestito. Il caso Eurovita presenta delle peculiarità: nella fattispecie, questa compagnia ha visto la propria patrimonialità scendere al di sotto del 150% di coefficiente di solvibilità richiesto dalle autorità di controllo (normativa Solvency II) già a fine 2022, dando un segnale di sofferenza e di rischio. Il periodo storico, dal punto di vista finanziario, ha visto come grande novità la discesa vertiginosa sia del comparto obbligazionario sia di quello azionario, mettendo in difficoltà l’intero comparto che, solo in Italia, si stima gestisca circa 5 mila miliardi di euro: un ammontare considerevole che non può accettare passivamente un fallimento di questo genere,  cercherà soluzioni fino all’ultimo pur di salvare compagnia e clientela.

QUALI PROVVEDIMENTI SONO ATTUALMENTE ATTIVI?

Al momento, ai clienti sottoscriventi prodotti Eurovita dal 6 Febbraio, è stata sospesa la facoltà di esercitare il riscatto dei propri contratti assicurativi, almeno fino al 31/03, ad esclusione dei fondi pensione, dei PIP e dei contratti che arrivino a naturale scadenza in questo arco temporale. Considerato che la detenzione suggerita per un prodotto assicurativo è di circa 5 anni, e visti i precedenti storici riguardanti i fallimenti di società di gestione o attori finanziari, si può auspicare un’ulteriore detenzione del prodotto sottoscritto in attesa di una soluzione che sicuramente il comparto cercherà di adottare attraverso, probabilmente, una soluzione di sistema. Questa sospensione dovrebbe essere infatti del tutto temporanea, e non si hanno elementi (al momento) per pensare che questo provvedimento possa vedersi trasformare in definitivo.

QUALI DIRITTI PER I RISPARMIATORI?

Per quanto riguarda le Gestioni separate, ovvero le polizze di ramo I, gli asset gestiti sono contabilizzati in modo separato dal capitale della compagnia, dunque se si procedesse con il fallimento di Eurovita questi asset verrebbero venduti al loro prezzo di mercato, ed i clienti potrebbero non vedersi quindi restituire il 100% del capitale inizialmente investito. Per quanto concerne invece le polizze di ramo III, il portafoglio viene in parte gestito separatamente come nelle polizze di ramo I, mentre una seconda parte viene convogliata in una gestione sotto forma di quote azionarie o obbligazionarie, e anche queste quote verrebbero quindi vendute a prezzo di mercato. In entrambi i casi, se si procedesse con il fallimento della compagnia, decadrebbe la garanzia del capitale: tuttavia l’IVASS subentrerebbe nel supportare i risparmiatori nel vedere liquidate le proprie somme accompagnando attori del mercato a farsi partecipi della situazione.

FORSE UN PO’ DI SERENITA’ ALL’ORIZZONTE

Come dichiarato in precedenza, il settore assicurativo (sempre più interconnesso a quello finanziario) che vede enormi player voler mantenere la dignità e la professionalità che meritano, non ha nessun interesse nel vedere una compagnia come Eurovita fallire: l’impressione più probabile è che si attenda l’ultimo per un accordo economicamente quanto più conveniente da parte del (o degli) eventuali acquirenti, riportando così la serenità e restituendo la fiducia che il comparto merita.

 

 

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