Ubs-Credit Suisse, una fusione tra rischi e opportunità

E quindi, alla fine, Ubs acquisisce Credit Suisse. Il focus della nuova fusione si concentrerà sulle attività di wealth e asset management, estendendo la sua presenza in Asia e in America grazie all’acquisizione dell’ex rivale.

A dirlo sono stati i vertici della banca svizzera nell’assemblea degli azionisti successiva all’operazione di emergenza orchestrata dalle autorità elvetiche per salvare Credit Suisse. In parallelo, le attività di investment banking saranno ridotte e rappresenteranno non più del 20% dei risk weighted asset della nuova banca.

“Questa è la prima fusione di due banche di importanza sistemica: la sua esecuzione è tutt’altro che semplice e comporta grandi rischi, ma apre anche a nuove opportunità. Si tratta anche di un nuovo inizio per il gruppo bancario che si forma e per l’intera piazza finanziaria svizzera” ha dichiarato Colm Kelleher, presidente del cda di Ubs. L’ultima assemblea ha visto anche il discorso di uscita del ceo  Ralph Hamers, che come già anticipato verrà sostituito da Sergio Ermotti.

Kelleher è stato rieletto dagli azionisti nel cda e quindi alla presidenza, con circa il 90% dei voti. Per gli altri membri del cda i voti sono compresi tra il 94% e il 97%, e con quest’ultima percentuale è stato rivotato anche il vicepresidente del cda Lukas Gähwiler.

Nel frattempo, l’autorità di vigilanza elvetica – la Finma – ha dichiarato di volere maggiori mezzi per imporre
sanzioni e il Governo svizzero ha incaricato il ministero delle Finanze di sopprimere le retribuzioni variabili non ancora versate ai tre massimi livelli gerarchici di Credit Suisse, o di ridurle del 25 o 50%. L’Esecutivo ha anche invitato Credit Suisse ad esaminare la possibilità di restituire bonus già versati.

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