Sebbene una misura sarebbe allo studio, questa non è stata introdotta comunque con il decreto 1° maggio come inizialmente ipotizzato.
Ad oggi i dettagli di una eventuale extra tassazione non sono noti, ma gli analisti di Equita ritengono più probabile che il prelievo abbia natura temporanea e debba dunque essere visto come one-off (come già avvenuto in Spagna).
Sesi ipotizza – fa nonare la Sim milanese – un tax rate addizionale tra il 2.5% e il 5% sull’utile pre tasse del 2023, stimiamo un impatto medio sull’EPS in area -3%/-5%, mentre il peso sulla market cap sarebbe contenuto (c.-1% / -2%).
A prescindere da impatti comunque limitati, una imposizione fiscale addizionale sarebbe una notizia negativa per il settore in quanto comporterebbe un aumento del rischio regolatorio e di
conseguenza del Cost of Equity sulle banche, alla luce di un incremento degli utili che verrebbe maggiormente percepito come aggredibile.
“Sarà da valutare inoltre se una maggiore pressione politica possa spingere gli istituti ad accelerare il pass-through alla clientela del rialzo dei tassi, che ad oggi è ancora molto limitato e riteniamo ben al di sotto delle guidance ipotizzate dalle banche (deposit beta in area 30-40%)”, concludono da Equita.