Il consulente contro l’esercito dei venditori di scope elettriche

Proseguono le disavventure di Giacomo Mosca con la propria ex mandante.

Una volta operativo nella nuova banca, contattai i miei clienti per chiedere loro se avevano intenzione di seguirmi. La maggior parte, un po’ per il rapporto di fiducia che si era creato negli anni, un po’ perché le nuove condizioni, la piattaforma tecnologica e soprattutto l’operatività che potevo offrire loro erano obiettivamente interessanti, accettarono di buon grado.

La procedura per effettuare il cambio di banca era codificata: facevo inviare al cliente la revoca della privacy ovvero la richiesta di non volere essere contattati da nessun consulente finanziario della banca ma solo da personale dipendente in merito al trasferimento degli asset finanziari in altra banca, facevo inviare un modulo per il trasferimento di tutti gli asset finanziari indicando le quote di ogni singolo fondo da trasferire e per le azioni consegnavo io personalmente in filiale una richiesta di vendita del numero di azioni da vendere per ogni singolo titolo. Per i clienti meno digitali mi presentavo alla filiale e consegnavo la disposizione di bonifico del cliente. Ai clienti più digitali facevo fare un bonifico via telematica sulla mia nuova banca e per il trasferimento degli asset finanziari mi facevo firmare dai clienti una procura per seguire le operazioni di rimborso di tutte le posizioni, dopodiché dovevo passare dalla mia ex banca per dar seguito alle procedure e controllarne la correttezza.

Mi presentavo in banca alle 9.00 in quanto era poco frequentata e presentavo il rimborso immediato dei titoli e chiedevo una ricevuta timbrata dall’addetto della filiale. Eppure, ogni volta, in banca piantavano delle grane: ora sostenevano che le firme erano difformi; ora che non potevo consegnare nulla perché ci deve essere un consulente assegnato al cliente, ora perché il cliente doveva andare di persona, ora perché la procura del cliente doveva essere notarile.

La motivazione, in realtà era solo una: prendevano tempo per chiamare i clienti e fare offerte farlocche. Mi ricordo un giorno che intervenne l’area manager, prese il modulo dei rimborsi e mi chiese di aspettare in sala d’attesa e poco dopo mi chiamò un cliente:

«Ingegnere mi ha chiamano un tizio che dice di essere l’area manager e mi ha offerto il 4% su tutte le masse, il conto gratis, la restituzione dei bolli e una microcar per mia figlia che ha sedici anni. Che faccio?»

«Lei crede ancora a Babbo Natale?» gli ho risposto. «Se ci crede blocchi pure i trasferimenti. Vedrà però che in ogni caso sarà lei a pagare, alla fine, e non sarà certo la banca che non dà un soldo nemmeno sul conto corrente!»

Un altro cliente mi disse che fu chiamato dal solito area manager e gli aveva offerto il 5% su tutte le masse e dei buoni Amazon. I clienti, comunque, confermarono tutti di volermi seguire. Tranne uno.

Il dottor Russo, che il giorno prima mi aveva firmato i moduli di vendita e di trasferimento degli asset finanziari fu chiamato dall’area manager che lo informò che il suo patrimonio era circa la metà di quello che gli avevo dichiarato e aggiunse, in totale malafede, che ero stato cacciato dal management della banca per gravi motivi che, per una questione di privacy, non poteva comunicargli. Il cliente, dunque, decise di non seguire me e nemmeno restare in quella banca e di portare tutto in un’altra sua banca sotto casa. Solo dopo aver ricevuto tutto il patrimonio che gli avevo indicato il giorno prima, resosi conto dell’inganno, decise di portare tutto nella mia nuova banca.

Questo episodio mi portò a cambiare strategia. Andavo in banca alle 12.00 e di fronte all’addetto che temporeggiava o all’area manager che si allontanava per poi chiamare il cliente, io estraevo il cellulare, digitavo il 112 dei Carabinieri o il 113 della Polizia o lo 02.02.08 dei Vigili Urbani e chiedevo di intervenire, dato che mi trovavo in una banca che si rifiutava di ottemperare alle disposizioni di vendita dei titoli in portafoglio e c’era il rischio che qualcuno si facesse male sul serio. Solo a quel punto la banca timbrava per ricevuta una copia di quanto consegnavo. Ma un paio di volte ricordo che intervenne con aria di sfida il mio ex area manager, che mi invitò a chiamare davvero le forze dell’ordine. Lo feci: quelli arrivarono e, di fronte allo stupefatto e imbarazzatissimo area manager e agli stralunati clienti, gli agenti si accertarono che rientrassi in possesso dei miei moduli debitamente controfirmati e timbrati.

Comunque, questa strategia di resistenza passiva, oltre a creare problemi con i clienti (non è che faccia una gran bella impressione vedere davanti alla propria banca una volante delle forze dell’ordine da cui scendono tre agenti e chiedono dei responsabili della filiale), oltre che a danneggiarne l’immagine, finì per costare alla mi ex banca anche soldi “veri”. Infatti, in una occasione, ritardarono di diversi giorni la vendita di titoli facendo perdere a due miei clienti parecchie migliaia di euro dato che alcuni giorni dopo i titoli ebbero un ribasso significativo. Feci allora inviare immediatamente da un avvocato una lettera in cui si chiedeva il risarcimento dei danni altrimenti avrebbe informato gli organi di vigilanza e la stampa. La banca dovette accettare di pagare rispettivamente 70.000 e 150.000 euro, dato che io potei dimostrare con certezza di aver consegnato la richiesta del rimborso molti giorni prima della data in cui effettivamente la banca l’aveva resa esecutiva.

È anche ripensando a queste meschinità che ora dico che, per fortuna, non lavoro più in quell’ambiente di venditori di scope elettriche prestati alla finanza.

Infine, ho inviato una relazione dettagliata a tutti i membri del CDA, gente di altissimo standing, i quali non sapevano che tipo di ragazzacci brigano nella loro banca e che così ne sono venuti a conoscenza. Sono certo che prenderanno seri provvedimenti.

Una cosa ho capito, sulla mia pelle da tutta questa vicenda: bisogna scegliere con molta attenzione la banca in cui lavorare, così come bisogna scegliere con molta attenzione la banca di cui essere cliente…

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