Non bisogna essere scettici sugli strumenti di finanza alternativa, ma anzi, rendersi conto che portano valore. Si potrebbe sintetizzare così il pensiero espresso da Paolo Martini, ceo di Azimut Holding, attraverso un post condiviso sul proprio profilo LinkedIn in cui, dati alla mano, commenta la crescita del private equity in Italia.
“Seppur ancora lontani dal mercato francese dove gli investimenti di private capital nel 2022 hanno superato i 55 miliardi di euro, nel nostro Paese abbiamo assistito, negli ultimi 10 anni, a un aumento degli investimenti passati dai 3 miliardi di euro del 2013 ai 26 miliardi di fine 2022 con un’importante componente di private equity (dati AIFI, giugno 2023). Una crescita che si basa sulla capacità dei private capital di creare valore per gli investitori, le imprese e anche per il sistema paese. Nonostante questo sento ancora parlare con un certo scetticismo degli strumenti di finanza alternativa” scrive Martini.
“Il private equity, ad esempio, sostiene lo sviluppo delle imprese non quotate dal grande potenziale con molteplici effetti positivi tra cui quello di creare nuova occupazione come conferma la recente ricerca di AIFI – Associazione Italiana Private Equity, Venture Capital e Private Debt e MCP – Mindful Capital Partners: su 159 aziende in cui i fondi di private equity sono ancora investiti, dalla data di investimento a oggi, i posti di lavoro sono aumentati dell’8% e nel caso di una PMI del 34%. Dati anche migliori si registrano per le aziende che hanno visto l’ingresso e poi l’uscita di un fondo di private equity con un aumento dell’occupazione del 41%. Una conferma della strategicità di questi investimenti nel sostegno all’economia reale in cui Azimut Italia crede da tempo e che ci ha già permesso di creare complessivamente 50mila nuovi posti di lavoro”.