Consulenti: razionalità e colpi di testa quando si tratta di disinvestire

BLUERATING presenta i risultati di uno studio curato dal professore Enrico Rubaltelli (Università di Padova) e dal gruppo di ricerca Jdm (Judgement and decision making) Lab in collaborazione con Teseo, società di formazione, su come gli investitori, e in particolare i consulenti finanziari, considerino determinati fattori per le decisioni di vendita di un investimento inserito in portafoglio.

Le premesse

Ci sono diversi studi sulla reticenza degli investitori, esperti e non, a vendere asset che hanno ottenuto una performance negativa nel recente passato. Al contrario, si tende spesso a vendere ciò che sta andando meglio. Questo fatto, definito tecnicamente effetto di disposizione, viene spiegato tramite un concetto noto come utilità della realizzazione. In altre parole, quando si vende un asset il cui valore è diminuito si rende la perdita definitiva e ciò crea delle sensazioni negative. Al contrario, vendere un asset il cui valore è aumentato rende il guadagno definitivo e induce una sensazione positiva.

Il metodo

“Secondo l’euristica dell’affetto molte delle decisioni che prendiamo dipendono dalle emozioni che gli stimoli ci suscitano piuttosto che da analisi più analitiche. Abbiamo deciso di studiare questo fenomeno in relazione a un tema sempre più rilevante, gli investimenti etici, con i fondi Esg”, spiega Rubaltelli. “Di questi fondi, due erano gestiti in linea con i principi Esg, mentre altri due in linea con investimenti più tradizionali. In aggiunta, ogni partecipante alla ricerca vedeva anche un grafico con l’andamento del fondo negli ultimi 12 mesi. Un fondo etico e uno tradizionale erano associati a un andamento leggermente negativo mentre altri due, sempre uno etico e uno tradizionale erano associati a un andamento leggermente positivo”.

“I fondi venivano presentati uno alla volta e, ai consulenti che hanno completato la survey, veniva chiesto di rispondere a una serie di informazioni per ogni fondo”, continua nella spiegazione Rubaltelli. “In particolare, veniva loro chiesto di giudicare i seguenti tre costrutti utilizzando delle scale a 10 punti.

  1. Emozioni suscitate dal fondo (1 = Emozioni molto negative; 10 = Emozioni molto positive).
  2. Rischio di un investimento nel fondo (1 = Per niente rischioso; 10 = Molto rischioso).
  3. Rendimento atteso del fondo entro fine 2023 (1 = Rendimento molto negativo; 10 = Rendimento molto positivo).

Queste dimensioni ci servono per capire su cosa si basano le decisioni di vendita dei consulenti. Successivamente, i consulenti dovevano decidere se vendere il fondo o meno. Infine sono state considerate anche caratteristiche demografiche (genere, età, orientamento politico, scolarità, attività sul mercato e anni di esperienza in finanza) e individuali, tra queste: l’intelligenza emotiva di tratto (perché ha già mostrato di poter influire sulla capacità dei consulenti di gestire le proprie emozioni), l’educazione finanziaria e i valori ambientali”.

I risultati

“I risultati evidenziano una correlazione positiva tra intelligenza emotiva ed emozioni provate dai consulenti: più è alto il punteggio di intelligenza emotiva e più positive sono le emozioni provate dai consulenti. I fattori misurati nello studio non hanno invece avuto alcun effetto sulle valutazioni del rischio associato all’investimento” afferma Rubaltelli. “Si può quindi ritenere che l’intelligenza emotiva di tratto abbia un effetto sull’emozione indotta dai fondi, che a sua volta ha un impatto sulla valutazione del rendimento atteso”.

“I consulenti mostrano di non cadere nella trappola di associare rendimenti inferiori a fondi che giudicano più rischiosi, distinguendosi da investitori meno esperti, ma allo stesso tempo non ne percepiscono la relazione positiva come vorrebbe la teoria finanziaria” continua Rubaltelli. “Più è negativa la sensazione indotta dal fondo e maggiore è la probabilità che esso venga venduto, tuttavia questo è vero per i fondi che recentemente hanno guadagnato ma non particolarmente per quelli che hanno perso valore. Quest’ultimo risultato sembra essere fortemente influenzato da una tendenza a evitare il dispiacere”.

“Le valutazioni dei consulenti sono fortemente influenzate dalle loro reazioni emotive, che a loro volta sono influenzate da asset allocation, rendimento recente e intelligenza emotiva”, conclude Rubaltelli. “Le emozioni sono spesso un’utile informazione per decidere in contesti incerti come i mercati finanziari, specialmente se si è esperti della materia. Tuttavia, persone con alta intelligenza emotiva tendono a essere più ottimiste di chi ha bassa intelligenza emotiva. I prossimi studi dovranno verificare se chi ha alta intelligenza emotiva, ed emozioni più positive, tenda anche a essere eccessivamente sicuro delle proprie opinioni”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!