Se il 2023 è stato l’anno che ha registrato un record nella chiusura di sportelli bancari fisici, oltre a diversi tagli del personale, il 2024 non sembra indirizzarsi su binari migliori. Il mondo bancario e della finanza arrivano da anni difficili, con i consulenti finanziari che hanno dovuto fare i conti con risultati incerti, la volatilità dei mercati e le preoccupazioni dei clienti. Insomma diverse situazioni che, in alcuni casi, hanno spinto i professionisti del settore ad alcune riflessioni anche dal punto di vista lavorativo. Ne abbiamo parlato con il presidente di Assonova e segretario nazionale di Fabi, Giuliano Xausa.
Dottor Xausa, i tagli che diverse banche italiane stanno effettuando sul personale possono andare anche a discapito dei consulenti finanziari bancari?
Dobbiamo partire da un dato globale che vede il personale bancario diminuito nell’ultimo decennio di quasi 60mila unità. Siamo passati infatti dai quasi 330mila addetti a meno di 270mila, ai quali vanno aggiunti i quasi 35mila del mondo del credito cooperativo. Per quanto concerne invece la figura del consulente finanziario dipendente, riteniamo che questo calo non sia avvenuto.
A suo avviso, com’è cambiata la figura del consulente finanziario bancario dagli inizi a oggi?
Sicuramente al consulente finanziario dipendente è richiesta sempre maggiore professionalità, competenza e conoscenza dei mercati globali: da questo punto di vista le banche hanno sempre fatto molta formazione. Se poi però guardiamo bene, qualsiasi sportellista fa comunque della consulenza, per cui in questo ambito per le banche c’è ancora molto lavoro da fare.
Quali sono le principali problematiche dei consulenti finanziari bancari, che lavorano come dipendenti e non come agenti nelle reti?
Pur partendo dal fatto che la retribuzione dei consulenti finanziari bancari è assicurata indipendentemente dai prodotti collocati, purtroppo le indebite pressioni commerciali sono tutt’ora all’ordine del giorno. La Fabi e Assonova sono sempre state in prima linea per denunciarle e a fianco dei colleghi per combatterle. Siamo arrivati fino alla commissione di inchiesta parlamentare sulle banche, ottenendo il riconoscimento che le indebite pressioni commerciali non sono un tema sindacale (come volevano le banche) ma altresì sociale. Esse impattano infatti da una parte sulla corretta collocazione del risparmio, dall’altra sul benessere delle lavoratrici e dei lavoratori. L’aver inserito nel recente rinnovo del contratto nazionale l’accordo del 2017 sulle politiche commerciali dovrebbe essere un forte aiuto per la riduzione delle stesse.
Dopo un periodo di boom, si sta davvero registrando un calo nel passaggio da bancario a consulente finanziario indipendente, come pensa qualcuno nel mondo delle reti? Se sì, quali possono essere i motivi?
La risposta è sì. Intanto, precisiamo che i consulenti indipendenti sono una categoria particolare che si distingue dal consulente finanziario libero professionista, in quanto i primi sono remunerati dal cliente. Purtroppo in tanti, troppi casi, in passato ai dipendenti che passavano alla libera professione venivano promessi compensi che poi non arrivavano, con clausole contrattuali a dir poco rigide e difficoltà a trasferire masse anche a seguito delle giuste politiche di retention delle banche. Risultato: compensi ai limiti della sopravvivenza. Mi sento di fare un invito a tutti i colleghi e le colleghe che stanno pensando di fare questo passo: consultateci, la Fabi/Assonova è sempre a vostra disposizione.