Fintech, ecco i risultati dell’indagine di Bankitalia

E’ stata pubblicata la quarta indagine conoscitiva Fintech condotta dalla Banca d’Italia nel corso del 2023.

La rilevazione, che ha cadenza biennale, ha coinvolto l’intero sistema bancario; sono stati inoltre interessati 67 intermediari non bancari (includono società finanziarie ex art. 106 del TUB, IP, IMEL, SGR e SIM), selezionati in base ai volumi di operatività e al particolare modello di business adottato

Il tasso di partecipazione è stato complessivamente del 96,5 per cento; considerando le sole banche, la copertura in termini di attivo è stata pari al 97,0 per cento del totale.

La prima parte del lavoro descrive i principali fatti emersi dalla rilevazione, prendendo in esame la dinamica degli investimenti, le tecnologie adottate, la rete di collaborazioni tra intermediari e imprese fornitrici di servizi informatici e tecnologici nella realizzazione degli investimenti.

La seconda parte esamina gli effetti di questi investimenti sull’organizzazione degli intermediari, sul business model e sui rischi, così come vengono percepiti dagli intermediari.

La terza e la quarta sezione sono dedicate ai progetti fintech rilevanti per l’open banking e per il contrasto del riciclaggio.

Qui di seguito le principali evidenze emerse:

Il profilo degli investimenti – La spesa per investimenti in tecnologie innovative è stata pari a 600 milioni di euro nel biennio 2021-2022; viene stimata in 901 milioni per il biennio 2023-2024; sono previste ulteriori spese per 380 milioni a partire dal 2025, fino al completamento dei progetti. Complessivamente la spesa connessa ai progetti di investimento rilevati ammonta a 1,88 miliardi di euro. Risultano in crescita anche altri aspetti correlati con il processo di trasformazione digitale degli intermediari come la dimensione dei progetti, il numero degli addetti coinvolti, il ricorso alle collaborazioni con aziende fornitrici di servizi informatici e tecnologici, il valore delle partecipazioni azionarie in soggetti fintech. La spesa è riferibile a 430 progetti di investimento, il 63 per cento dei quali totalmente nuovo e rappresentativo del 56 per cento della spesa; nella precedente rilevazione il peso dei nuovi progetti in termini numerici e di spesa era stato pari rispettivamente al 75 e al 47 per cento. Pertanto, accanto a una netta espansione delle nuove risorse stanziate, si osserva anche qualche segnale di consolidamento delle iniziative, misurato dal minore contributo – almeno in termini di numerosità – dei nuovi progetti. Il processo di trasformazione digitale del sistema finanziario, per quanto in espansione, risulta quantitativamente limitato e polarizzato. In rapporto alla spesa per l’acquisto di software, hardware, impianti tecnologici e per il funzionamento dei sistemi IT, la spesa fintech del sistema bancario è stata mediamente pari al 5,0 per cento nel biennio 2021-2022; inoltre, la quota di spesa riconducibile ai primi 10 investitori è ulteriormente cresciuta, raggiungendo l’87,5 per cento del totale.

Collaborazioni e partecipazioni – I progetti di investimento possono essere realizzati collaborando con imprese e provider tecnologici allo scopo di impiegare tecnologie e professionalità altrimenti non disponibili all’interno dell’intermediario e di accelerare i tempi di realizzazione dei progetti; rispetto alla precedente rilevazione è aumentata sia la percentuale di intermediari che ha stretto un rapporto di collaborazione (dal 46 al 51 per cento) sia il numero di accordi (da 330 a 470 unità). Un’ulteriore opzione per realizzare i progetti fintech è rappresentata dall’acquisizione diretta di partecipazioni in aziende specializzate nella fornitura di servizi tipici dell’information technology: il valore nominale delle quote ammonta a 1.114 milioni di euro, pari a cinque volte quello osservato nel 2021.

Le tecnologie impiegate – Le principali tecnologie che caratterizzano i progetti sono state le piattaforme web-mobile (20,5 per cento), l’intelligenza artificiale (AI; 16,5 per cento) e le Application Programming Interfaces (API; 14,9 per cento): esse costituiscono le tecnologie di riferimento sulle quali sono basati poco più della metà dei progetti. Rispetto alla precedente rilevazione è aumentato sia il numero che la spesa dei progetti basati sulle piattaforme web-mobile, sull’AI, sulle firme digitali, sulle DLT e i sui big data; sono diminuiti, invece, per numero e valore i progetti connessi con le API e le tecnologie biometriche; i progetti legati al cloud computing, pur divenendo meno numerosi, sono cresciuti in termini di spesa.

Gli effetti sulle aree di business – Le aree di business cha hanno attratto le maggiori risorse economiche sono state quelle dell’intermediazione e dei pagamenti, con quote di investimenti pari rispettivamente al 43,7 e al 39,4 per cento del totale; in termini di numerosità dei progetti l’area prevalente è quella delle operations, che rappresenta un quarto dei progetti. L’incidenza della spesa in tecnologie fintech in rapporto ai costi operativi e l’impatto dei ricavi attesi sul margine di intermediazione restano circoscritti e in nessuna area di business superano l’1 per cento. I progetti più rilevanti nell’area dell’intermediazione hanno avuto come obiettivo prevalente la digitalizzazione e l’automazione del processo del credito, dalla richiesta del prestito alla sua erogazione sino all’eventuale gestione dei crediti problematici e in sofferenza (digital lending). Nei pagamenti le innovazioni più ricorrenti hanno riguardato gli instant payments e l’integrazione degli strumenti di pagamento all’interno di wallet digitali. I progetti legati alle operations, basati principalmente sull’AI e sulla RPA, hanno interessato i processi di back office e le interazioni con la clientela (attraverso i chatbot). I progetti basati su RPA hanno interessato anche i servizi di investimento e in particolare la consulenza e la gestione dei portafogli finanziari. Le principali ricadute dei progetti sono attese sui rischi operativi: da un lato è attesa una riduzione delle frodi e delle spese legali e conseguentemente anche un miglioramento dei profili reputazionali dell’intermediario; dall’altro, invece, si prevede un aumento del rischio legato all’outsourcing ICT in considerazione del crescente ricorso a fornitori in cloud. La gestione del rischio di terze parti diventa pertanto un aspetto fondamentale in un ecosistema caratterizzato da frequenti collaborazioni con partner tecnologici.

L’open banking – I nuovi progetti per l’open banking risultano limitati in termini di risorse e in netta diminuzione rispetto alla precedente rilevazione (da 156 milioni a 46 milioni di euro). Le nuove iniziative sono riconducibili, oltreché ai servizi di pagamento, all’impiego delle identità digitali, allo sviluppo di portafogli digitali e di soluzioni tecnologiche di supporto del business. Spiccano alcune attività complementari ai servizi dispositivi e informativi, tra i quali il credit scoring, il personal e il business financial management, l’adeguata verifica della clientela. I progetti per l’open finance risultano ancora molto limitati.

Il contrasto al riciclaggio – La quota di intermediari che impiega o sviluppa tecnologie per adempiere agli obblighi di antiriciclaggio (AML) è elevata e in aumento rispetto alla precedente indagine (dal 62 all’80 per cento). Le soluzioni più ricorrenti riguardano l’adeguata verifica a distanza, per cui si osserva un crescente utilizzo delle identità digitali (SPID e CIE), e una maggiore automazione nella raccolta dei dati della clientela attraverso tecnologie come il riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e le firme digitali. Un incremento significativo ha interessato anche le tecnologie cloud, impiegate per la conservazione dei dati, mentre più contenuti sono stati gli incrementi relativi all’utilizzo dell’AI e alla condivisione delle informazioni nell’ambito dell’adeguata verifica e del monitoraggio dell’operatività della clientela.

Qui il testo della pubblicazione

Indagine FinTech nel sistema finanziario italiano – 2023 

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