Matteo Pomoni (nella foto), 50 anni, origine veneziana e studi in Bocconi, ha lavorato ad Amsterdam per circa 10 anni e conosce il mercato dei servizi finanziari di ben 10 paesi diversi, dal nord al sud Europa passando ovviamente per l’Olanda. Da qualche mese Pomoni è rientrato in Italia, per una nuova avventura professionale. È alla guida nel nostro paese della rete di consulenti finanziari di Ing, con la carica di head of Investments and Wealth della branch italiana del gruppo (in cui lavora però già da vent’anni). Proprio ieri è partito l’Ing on Tour, il roadshow organizzato per incontrare i clienti nelle principali città italiane e avvicinarli al mondo degli investimenti. Sono 15 gli appuntamenti previsti tra maggio e dicembre del 2024 a Milano, Torino, Bologna, Padova, Verona, Roma e Napoli. Gli eventi, oltre alla partecipazione di manager dell’area Investments and Wealth di Ing Italia guidata da Pomoni, vedranno anche il coinvolgimento di referenti di diverse case di investimento con cui Ing ha in essere partnership commerciali. In questa intervista rilasciata a Bluerating.com, Pomoni racconta quali sono gli obiettivi di crescita una rete giovane, nata nel 2021 e composta al momento da 200 professionisti, con un organico che però è destinato a diventare ben più corposo nei prossimi anni.
Dottor Pomoni, partiamo dai numeri: come si compone la vostra rete di consulenti finanziari?
Al momento contiamo 50 financial advisor che hanno un contratto da dipendente e altri 150 inquadrati come lavoratori autonomi con la partita iva. Tutti sono iscritti all’Albo dei consulenti finanziari e posso dire con orgoglio che hanno tutti superato l’esame di accesso alla professione con votazione ampiamente superiore alla media. Il merito è anche delle attività di formazione che abbiamo realizzato attraverso una struttura che si chiama Ing Financial Academy e che lavora in partnership con la Sda Bocconi.
Quali sono i vostri obiettivi di sviluppo?
Oggi abbiamo un organico composto prevalentemente da giovani, con un’età media di 30 anni. In futuro punteremo ancora sui giovani ma vogliamo anche inserire nella rete delle figure più senior, che abbiano già un portafoglio di una certa consistenza ma siano anche capaci di portare dall’esterno nuove competenze ed esperienze, trasmettendole pure ai colleghi meno anziani.
Il mercato italiano dei servizi finanziari e del risparmio gestito è già molto affollato di player. Quali saranno i vostri tratti distintivi?
Quello italiano è senza dubbio un mercato maturo ma ciò non significa che non sia interessante e appetibile per un player emergente. Anzi, noi crediamo che la crescita potenziale sia legata soprattutto a due fattori. Il primo è la capacità di differenziarsi dalla concorrenza grazie a un’offerta altamente personalizzata. Il secondo fattore è la trasparenza dei costi. Direi che questo aspetto è nel nostro Dna. Non a caso, vogliamo replicare nel mercato della consulenza finanziaria il successo che abbiamo ottenuto notoriamente nel settore dei servizi bancari retail.
Oggi tante reti puntano su un’offerta personalizzata ma si rivolgono soprattutto a una clientela Private. Anche voi seguirete questa strategia?
No, noi oggi abbiamo prevalentemente una clientela retail ma vogliamo puntare sempre più su un segmento di fascia intermedia, classificabile come mass affluent. Ecco, noi vogliamo offrire a questa tipologia di investitori servizi con un elevato grado di personalizzazione che invece molti nostri concorrenti propongono esclusivamente ai clienti del private banking. Un contributo importante in questa direzione viene anche dall’utilizzo delle nuove tecnologie.
In che senso?
Per la costruzione dei portafogli e creare un’offerta personalizzata facciamo ampio uso di innovazioni basate sull’intelligenza artificiale, attraverso una piattaforma di robo for advisor sviluppata in collaborazione con Prometeia.
Come si compone invece la vostra offerta?
Lavoriamo con una gamma in architettura aperta e con un’offerta multibrand che include i fondi comuni e i prodotti delle migliori case di gestione internazionali.
A proposito di multibrand: in Europa c’è da tempo una spinta (per ora arginata) verso una eliminazione delle commissioni di retrocessione con cui le società di gestione remunerano i distributori per le attività di collocamento. Cosa ne pensa?
Guardi, io ho una lunga esperienza sul mercato olandese, dove le retrocessioni sono state eliminate da anni. Non si può dire che lì, dopo quella decisione, ci sia stato un aumento della penetrazione dei servizi finanziari o della gestione del risparmio tra la popolazione. Io credo che l’eccellenza di un servizio non sia determinata dal sistema di pricing applicato da chi lo offre. L’elemento più importante resta la qualità, che si ottiene in primis con un’offerta personalizzata e capace di rispondere adeguatamente alle esigenze di ogni singolo cliente.