Il cliente si difenda

Esse non perseguono, come accade per le amministrazioni pubbliche tradizionali, un particolare interesse pubblico, ma assolvono essenzialmente a una funzione regolatrice al fine di conformare i rapporti tra i privati e i comportamenti degli attori del mercato alla legge. Oltre che nel controllo continuo e nell’esercizio di poteri regolatori, l’attività delle Autorità indipendenti si esprime anche con l’esercizio di poteri autoritativi e in particolare sanzionatori.
L’indipendenza di tali enti non solo dal potere politico, ma anche dagli attori del mercato che sono chiamati a regolare, determina quindi l’impossibilità di riconoscere in essi degli strumenti di tutela del soggetto più debole se non in via del tutto indiretta.
La questione, per quanto riguarda il nostro settore, ha un rilievo non indifferente: inutile aspettarsi crociate dalla Consob a tutela dei risparmiatori così come a tutela di altri attori del mercato. 
A tale proposito non si può non osservare come sarebbe davvero l’ora che i clienti “retail”, ovvero i consumatori di servizi finanziari, trovassero qualche forma di aggregazione che difenda i loro interessi collettivi anziché disperdere le loro poche forze alla ricerca di forme di tutela individuale.
Tra l’altro la via di tutela più comune, ovvero quella del contenzioso giudiziale, si appoggia su uno degli apparati più lenti e inefficienti, ovvero il sistema giudiziario.
La latitanza, invero devastante, di istanze solidaristiche nel corpo sociale che stiamo sperimentando da oltre un trentennio ha evidentemente tra i suoi effetti anche l’incapacità di elaborare presidi collettivi efficaci e soprattutto adatti ad affrontare una realtà di mercato assai più complessa e articolata di un tempo.
Il modello sindacale, ad esempio, appare del tutto inadeguato a una tutela “moderna” degli interessi della categoria (parlare di classe non sembra essere più di moda) che dovrebbe forse orientarsi su più efficaci modelli lobbistici.
Così l’incapacità di introdurre nel sistema un istituto utile ai consumatori come la class action è una testimonianza della scarsissima forza di tale componente del mercato; ciò a prescindere dal fatto che la declinazione dell’istituto proposta appare al sottoscritto piuttosto carente.
 
Si pensi a quanto potrebbe fare una componente importante come quella dei consumatori se adeguatamente organizzata: orientamento dell’azione delle autorità di vigilanza, dell’autorità legislativa nazionale e comunitaria, ad oggi interessata praticamente solo dalle ragioni dell’industria, attività informativa e di educazione dei consumatori, stimolo della concorrenza e forme di pressione diretta sulle controparti con astensioni coordinate dai consumi.
Certo è che i vantaggi indotti da una più incisiva azione della componente dei clienti “retail” sarebbero molti e ne beneficerebbero non solo i consumatori ma l’intero mercato.
 
Un riequilibrio dell’attuale sperequazione con gli operatori professionali non potrebbe che contribuire a eliminare inefficienze o rendite di posizione promuovendo una crescita del livello di fiducia, di cultura finanziaria e di senso etico.
 
Personalmente ritengo che una più equilibrata distribuzione dei pesi tra gli attori sia assolutamente auspicabile e non mi preoccuperei troppo se si dovesse pagare con una ragionevole riduzione degli utili di qualche grosso operatore professionale, un piccolo innalzamento del livello etico medio degli operatori del settore della finanza attualmente, e non da ieri, piuttosto depresso. 

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