Banche e nuove possibili tasse: impatti attesi comunque limitati secondo Equita

Nel weekend diversi esponenti della maggioranza di Governo si sono espressi relativamente alla possibilità che venga richiesto un contributo addizionale al settore bancario con la finalità di trovare adeguate coperture in vista della prossima manovra di bilancio.

Le dichiarazioni non danno però modo di capire, al momento, come potrebbe essere strutturata una eventuale richiesta di contribuzione. In un’intervista su Il Corriere della Sera, il vice-premier Tajani si è espresso in modo nuovamente contrario a una tassa generalizzata sugli extra-profitti, evidenziando però come il Governo stia lavorando con le banche per individuare soluzioni tecniche che possano garantire più fondi per lo Stato.

Sempre Il Corriere ha poi avanzato l’ipotesi di un “contributo solidale” dell’1%-2% dei profitti realizzati negli ultimi 12/24 mesi, allargando la richiesta anche ad altri settori oltre a quello bancario, come il settore assicurativo e le aziende energetiche.

Secondo i calcoli della FABI riportati da Il Messaggero, le risorse addizionali che lo Stato riuscirebbe a reperire complessivamente si aggirerebbero nel range compreso tra 0,6 e 1,3 mld di euro.

Stando a Il Messaggero, gli istituti di credito avrebbero una posizione contraria a una nuova tassa, mentre invece si sarebbero resi disponibili ad intraprendere azioni solidali (supporto per chi è in ritardo sui mutui, assegni alla ricerca, etc.). Questo confermerebbe l’esistenza di un dialogo tra le parti che è atteso formalizzarsi nelle prossime settimane.

“Sulla base dei nostri calcoli, anche nello scenario peggiore di un’imposizione pari al 2% dell’utile degli ultimi 24 mesi, l’impatto a livello di settore sarebbe assolutamente marginale e inferiori all’1% della market cap“, commentano gli analisti di Equita.

 

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