Promotori, basterà l'appello di Anasf per fermare il panico?

Nella pagina pubblicitaria acquistata sul quotidiano milanese è inoltre chiaro il riferimento alla provvidenziale, e irrinunciabile, consulenza dei promotori, gli unici in grado di saper cavalcare l’attuale momento di crisi.

Sembra insomma di risentire le parole del nostro premier Silvio Berlusconi che qualche giorno fa da Napoli ha spiegato che il mercato “è in preda al panico e alla follia. Dobbiamo essere più forti del panico e della follia. Se si hanno azioni bisogna assolutamente non venderle. Se si hanno soldi liquidi occorre affidarsi a un esperto che vada a scovare le aziende particolarmente sottovalutate”.

Una breve considerazione. Se a nulla è servito il salvataggio deciso dai governi centrali, dalla Fed e dalla BCE basterà la pagina di pubblicità comprata da Anasf (nella foto Elio Conti Nibali) per bloccare il panic-selling?

In realtà alla luce di un mese più unico che raro nella storia millenaria della finanza, non appare per nulla singolare che molti risparmiatori italiani si sentano in pericolo e si domandino quali rischi stiano correndo. E che decidano di liquidare, in buona sostanza, i loro investimenti.

E’ pressoché naturale, infatti, che la preoccupazione accumulata in queste settimane possa sfociare in questo provvedimento. In ogni caso bisogna ricordarsi che, almeno in questo caso, il sistema finanziario nazionale sembra solido e più resistente al contagio rispetto ad altri paesi.

Lo abbiamo già visto nel caso Lehman Brothers, dove il quadro non era così funesto, tenendo conto che l’esposizione totale dei primi venti gruppi bancari tricolori non superava lo 0,5% del patrimonio complessivo.
In conclusione, come consuetudine, vogliamo chiedervi se gli appelli lanciati da Anasf, e dal premier Berlusconi, basteranno per schivare il crollo degli investimenti?

E inoltre quest’appello non finisce per sortire l’effetto contrario? Ovvero, se Anasf, per la prima volta nella sua storia, decide di intervenire direttamente per lanciare questo appello, non corre il rischio di far trapelare un’inquietudine ancora maggiore?

Un’invocazione che in un certo senso dà il polso della situazione, drammatica, e può apparire solo come “un appello disperato”. 

E’ realmente così?

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