A cura di Giacomo La Mosca
Il nuovo codice della strada, entrato in vigore recentemente, sta generando discussioni accese tra gli automobilisti italiani. Il caso di un consulente finanziario fermato in una rotatoria, diretto verso una località sciistica con i suoi bambini, è emblematico del dibattito sulla proporzionalità delle sanzioni. L’uomo, colpevole di aver utilizzato il telefono mentre era al volante, si è visto ritirare la patente, perdere cinque punti, e ricevere una multa di 250 euro.
Il contesto e la sanzione
L’automobilista racconta di aver rallentato nella corsia di destra, forse un po’ troppo, per chiedere indicazioni telefoniche agli amici che lo precedevano. Un gesto che, pur non privo di colpe, appare distante da una guida pericolosa. Tuttavia, una pattuglia della Polizia, posizionata nella corsia di emergenza, lo ha colto in flagrante mentre utilizzava il cellulare. Da qui, l’applicazione rigorosa delle nuove normative: ritiro immediato della patente, una sanzione economica significativa e l’obbligo di recarsi presso il comando di polizia per il recupero della patente.
Il dibattito sulla severità delle norme
Questa situazione riaccende il dibattito sull’equità delle nuove disposizioni del codice della strada. Se è comprensibile e condivisibile l’intento di ridurre distrazioni pericolose alla guida, ci si interroga sulla giustezza del ritiro immediato della patente per una prima infrazione non accompagnata da un reale rischio per l’incolumità altrui. L’automobilista, che vanta una condotta impeccabile al volante — mai coinvolto in incidenti, mai risultato positivo ad alcol o sostanze stupefacenti — si trova oggi a fare i conti con disagi notevoli per una giornata apparentemente ordinaria.
La frustrazione dei “guidatori responsabili”
“Non siamo tutti uguali”, sottolinea l’automobilista, facendo un paragone con i comportamenti estremamente più pericolosi di alcuni guidatori giovani o irresponsabili, spesso protagonisti di episodi di guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. “Io sono cresciuto senza casco, senza cinture e senza limiti di velocità, eppure sono ancora vivo. Questo dovrebbe dimostrare che so guidare e che sono responsabile”, prosegue, dando voce a un sentimento di ingiustizia condiviso da molti.
Le sanzioni e il loro impatto sociale
Le nuove misure, pur giustificate da un aumento della gravità degli incidenti stradali, rischiano di alienare proprio quei guidatori che rappresentano la parte più rispettosa e consapevole degli utenti della strada. Il rischio, come sottolineano alcuni esperti, è di creare un sistema percepito come punitivo e sproporzionato, che non distingue tra infrazioni gravi e violazioni minori.
La necessità di equilibrio
Nonostante la necessità di norme severe per aumentare la sicurezza sulle strade, occorre riflettere su un’applicazione che consideri il contesto e la storia personale del conducente. Un sistema più calibrato, con sanzioni graduate in base alla gravità della situazione e al comportamento abituale del guidatore, potrebbe garantire maggiore equità senza rinunciare all’obiettivo della sicurezza.
Il caso dell’automobilista costretto a rinunciare alla sua patente e a ricorrere al monopattino o alla bici elettrica evidenzia come sia possibile migliorare l’approccio legislativo: colpire chi realmente mette in pericolo gli altri, senza penalizzare in modo eccessivo chi commette un errore isolato.