Consulenza, gli errori in campo Esg

Espongo qualche considerazione in merito al campo Esg. Il dubbio riguarda l’efficacia delle soluzioni proposte. Non tutti i risultati espongono risultanze positive sia in termini quantitativi (misurabili attraverso l’utilizzo delle tassonomie) sia in termini qualitativi (se si tratta di interventi sostanziali oppure solo d’immagine e di marketing, non nella sua migliore interpretazione). Se così fosse, il settore finanziario e le istituzioni internazionali (a partire dalla Ue) dovrebbero chiedersi se lo sforzo condotto negli ultimi anni  per indirizzare risorse consistenti verso aziende con investimenti Esg compliant abbia avuto gli impatti attesi. Non intendo in termini di migliori rendimenti o di minore rischio/volatilità, ma in termini di ottimizzazione della distribuzione delle risorse nell’intento di migliorare effettivamente le variabili E, S e G. Inoltre, molte soluzioni hanno legato, anche in modo acritico, la transizione ambientale o sociale (climatica in particolare) con quella digitale o tecnologica. Alcune risultanze evidenziano una correlazione negativa o anche neutra, mentre la disponibilità delle risorse finanziarie (pensiamo al NextGen Plan della Ue) lega fortemente i due aspetti. È compito degli intermediari finanziari con strumenti ex-articoli 8 e 9 della Sfdr definire una corretta asticella per la selezione dei propri investimenti. La numerosità dei prodotti targati Esg e la dimensione dei flussi raccolti può risultare al momento superiore alla presenza di progetti d’investimento in grado di realizzare rendimenti finanziari e risultati Esg.

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