Depauperato il patrimonio delle banche
Non c’è da stare tranquilli quando si parla di banche. Soprattutto ultimamente. E le conferme arrivano anche dall’Ufficio Studi di Mediobanca.
La recente revisione dell’indagine condotta dall’istituto di Piazzetta Cuccia sulle situazioni semestrali delle principali 20 banche europee mostra che il risultato di esercizio è peggiorato fortemente proprio in conseguenza delle perdite rilevanti sulle attività di trading e la svalutazione dei crediti e che i mezzi patrimoniali sono depauperati.
Inoltre molti istituti hanno perso valore di Borsa e sono a rischio di ulteriori perdite in quanto gli aumenti di capitale perfezionati nel primo semestre hanno coperto a malapena le perdite sofferte nel periodo.
In particolare i ricavi complessivi sono calati del 17% passando da 231,3 a 191,2 miliardi di euro (-40,1 miliardi) penalizzati dal passaggio in negativo del saldo delle operazioni di trading. In cocntrotendenza invece i margini di interesse sono saliti da 90 a 111,6 miliardi (+21,6 miliardi, per un incremento pari al 24%), beneficiando dell’aumento dei tassi. Forte, è stato, invece l’incremento delle perdite sui crediti (+73%), ossia si è passati dai 15 miliardi del periodo gennaio-giugno 2007 ai 25,9 miliardi dei primi sei mesi del 2008. Infine la riduzione del risultato netto che si è ridimensionato da 71,6 miliardi a circa 29 miliardi (-59%) nel primo semestre del 2008, quando tre istituti, ossia Credit Suisse, UBS e RBS hanno chiuso in perdita.
Se entriamo nel dettaglio si nota come undici istituti abbiano avviato operazioni di ricapitalizzazione da inizio 2008 e che le somme raccolte pari a circa 59,3 miliardi non hanno rappresentato un rafforzamento del sistema, poiché per la maggiorparte sono andate a colmare il deficit patrimoniale provocato dall’addebito alle riserve della svalutazione degli attivi.
Nel complesso quindi i primi sei mesi dell’anno hanno consegnato una situazione in cui il depauperamento del patrimonio netto è stato superiore alla capacità delle banche di acquistare nuovi apporti dal mercato. Inoltre dopo giugno scorso la situazione si è ulteriormente aggravata e molte banche hanno dovuto richiedere il sostegno pubblico al fine di evitare il fallimento. E’ il caso, ad esempio, di Fortis, che è stata aiutata dal governo olandese, o le tre banche inglesi RBS, Lloyds TSB e HBOS aiutate dal piano varato dal governo inglese per ricapitalizzare le tre banche; oppure il governo francese che è intervenuto a favore di sei istituti di credito francesi (Credit Agricole, BNP Paribas, Societe Generale, Credit Mutuel, Caisse d’Epargne e Banque Popolaire) con un impegno di 10,5 miliardi.
Se invece consideriamo il valore complessivo di Borsa delle maggiori banche europee vi noterà che il valore è dimunito del 54,6% passando da 1.100 miliardi di euro di fine giugno 2007 a 499 miliardi del 17 ottobre scorso.
Gli istituti italiani sono quelli che hanno registrato la caduta più contenuta passando da 177 a 93 miliardi (-47,6%). In particolare le maggiori flessioni sono relative a Banca Popolare di Milano (-58,4%) e Unicredit (-55%). Al 17 ottobre la valutazione di Borsa dei 23 istituti era pari a 592 miliardi. Dati che oggi sono già superati dalle nuove turbolenze dei mercati.
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