Luigi Alaia, private banker di IW Private Investments, ha condiviso su LinkedIn una nuova riflessione che vi proponiamo di seguito.
“Ho sempre ammirato profondamente le persone che uniscono l’arguzia alla schiettezza. Quelle che non hanno bisogno di apparire, perché hanno già qualcosa da dire. Quelle che ti guardano negli occhi e ti dicono la verità, anche quando non è comoda.
Seduti nel dehor di un bar, con una pioggia fuori stagione, due caffè ancora troppo caldi e un foglio bianco,
le parole scorrevano lente, come spesso accade quando c’è qualcosa di vero nell’aria.
Poi, una frase. Semplice. Diretta. Inaspettata. Di quelle che si infilano tra i pensieri… e non li lasciano più:
“Il vero lavoro di squadra non è andare sempre d’accordo. È saper litigare. Con rispetto. Con coraggio. Con fiducia”.
È rimasta lì, sospesa tra la pioggia e l’inchiostro. Tra noi e quel foglio ancora da scrivere.
Troppe volte, nel nostro mondo, l’armonia viene scambiata per silenzio. Ma il silenzio – quando nasce dalla paura del confronto – non è pace. È distanza.
Vedo spesso manager brillanti, capaci, appassionati. Persone di valore, che amano ciò che fanno. Eppure, di fronte al conflitto, scelgono il tacere per non turbare. Evitano il confronto per non rischiare l’equilibrio.
Ma il silenzio non è sempre una scelta saggia. A volte è solo una paura ben vestita. È il non detto che non protegge, ma consuma. Consuma fiducia, relazioni, energia.
Una squadra non è un luogo dove ci si vuole sempre bene. È uno spazio dove ci si può anche scontrare, senza rompersi. Dove le parole, anche quelle difficili, trovano voce. Dove ci si guarda in faccia, anche dopo un disaccordo.
Una squadra matura non cerca il consenso a tutti i costi. Cerca la verità. Anche quando graffia. Perché il conflitto non è il problema. È un passaggio inevitabile. Un’occasione di crescita. Un luogo dove la fiducia smette di essere teoria, e diventa una scelta reciproca”.